ANDROMEDA
Fig. 1 - Allineamenti per trovare Andromeda e
Pegaso
Fig. 2 - Stelle della costellazione di Andromeda
Per riconoscere questo asterismo, tracciate idealmente una linea dall'Orsa
Maggiore alla Polare ed a Cassiopea; il suo prolungamento passa fra
le stelle principali di Andromeda e di Pegaso. La prima stella del quadrato
di Pegaso si chiama Andromeda; seguono poi
e
Andromeda che conducono ad di Perseo. Tutte
queste stelle sono di 2a grandezza e facilissime a riconoscersi a
prima vista.
Come Cassiopea, anche Andromeda ebbe a subire
negli Atlanti celesti le più
curiose metamorfosi. Questa graziosa principessa è
certamente splendida nel disegno di
Bode (1800), ispirato al gusto cosi' delicato dell' arte
greca, dimenticato per tutta
la durata dell'oscuro e rozzo medioevo.
Non sarebbero neppur concepibili, se
non le si avessero sotto gli
occhi - e se noi qui non le presentassimo - tutte le
strane trasformazioni subite da questa immagine attraverso i tempi.
Nell'Atlante di Abd-al-Rahman-al-Sufi, che risale al X secolo, Andromeda
è rappresenata come la si vede
nell'unita fig. 42, riprodotta da un manoscritto esistente a Pietroburgo
e recentemente pubblicato da Schjellerup. Nel
secolo XII ne... ammiriamo invece la caricatura
(fig. 3) sopra un
globo arabo-cufico conservato al Museo Borgia. Nel XIII secolo il
re astronomo Alfonso X la vedeva nella forma
più innanzi riprodotta dalla nostra fig.
4. Nel 1603, Bayer la
disegnava come vedesi nella riproduzione offerta dalla nostra fig. 44.
Sessant'anni dopo, Hevelius l'ha rigirata; presentandocela, però
bastanza graziosamente, a posteriori, cioè supponendo
l'osservatore al di fuori della sfera stellata, come succede per chi
guarda un globo celeste, cosa questa che in tutti i tempi ha ingenerato
grande confusione nella topografia siderale mancando
spesso l'indicazione del sistema adottato. Finalmente Andromeda
venne di nuovo rivoltata , ed oramai noi la vediamo di fronte,
come appare sulla carta bodiana.
Le figure andromedeiche danno un'idea delle
metamorfosi per le quali dovettero passare, attraverso gli Atlanti celesti,
anche le altre costellazioni, non solo, ma spiegano anche le difficoltà
che spesso s'incontrano nell'identificazione di parecchie stelle.
Purtroppo, durante molti secoli, si dimenticarono le stelle per non
ricordarsi che dei fantastici eroi della mitologia. D'altronde la
costruzione dei globi celesti, che obbliga a disegnare il Cielo a
rovescio, come se lo si vedesse esternamente, rese necessario il rigiro
delle figure, per modo che, per esempio, la destra divenne la
sinistra e viceversa.
Inoltre, certi scrupoli di decenza indussero pure i disegnatori
a voltare tutti gli uomini e tutte le donne del Firmamento in guisa
tale da essere tutti visti dal dorso anzichè di fronte - come parve
più conveniente - trovandosi poi anche costretti a nasconderne
le nudità colle più ridicole acconciature.
Se queste trasformazioni avessero sempre avuto di mira il
perfezionamento delle figure, pazienza, si potrebbero anche giustificare
e sopportare; ma invece è l'effetto contrario che più
spesso si ottenne, e non di rado si cadde dal bello al deforme. A proposito
di deformità, ricorderemo quanto accadde a quell'attore
orrendamente brutto che rappresentava la parte di Mitridate nella tragedia
di Racine. Ad un certo punto d'una scena d'amore, Monima doveva
esclamare, come esclamò: "Ah, signore, voi cambiate il viso!"
Allora un burlone gridò dalla platea: "Eh, lasciate fare!" S'imagini
l'omerica risata che accolse questa... sortita. - E ricordate, ancora,
quell'avvocato, brutto quanto celebre, il quale, per ottenere una separazione,
si spinse sino ad insultare il marito, presente, rivolgendo
giudici queste parole: "Ma guardate, dunque, quest'uomo: egli
oltrepassa ogni limite del brutto; non si troverebbe, in tutto il
mondo, un uomo più deforme di lui." - "Avvocato, soggiunse il
presidente, voi vi dimenticate!" Scoppio vivissimo di ilarità
in tutta l'assemblea, a cominciare dallo stesso avvocato. Quantunque
la bellezza sia affare di gusti, non si può tuttavia non
riconoscere che i cambiamenti inflitti alle figure celesti furono
troppo spesso tutt' altro che felici.
Ma ecco un'osservazione estetica assai curiosa: artisti ed
astronomi si sono generalmente accordati a mostrarci in Andromeda
una graziosa principessa bianca e rosa, della nostra razza,
anzichè un'etiope color cioccolata o peggio ancora. Io non conosco
che un piccolissimo numero di quadri coraggiosamente ispirati alla
verità storica, e, per la sua curiosità, mi piace riprodurre qui
(fig. 5)
quello del Temples des Muses, pubblicato sotto Luigi XIV (1676),
dove tutto il dramma astronomico che vi si collega è
rappresentato.
Studiamo adesso, senz'altre digressioni,
la nostra costellazione,
cominciando anzitutto dal solito prospetto
delle osservazioni di splendore fatte sulle sue stelle nel periodo
di venti secoli:
V' hanno in questo elenco due stelle che mi lasciarono perplesso.
Sono quelle segnate e .
I cataloghi astrononomici e gli
atlanti celesti fanno la più strana confusione fra
queste due stelle ed una terza (n.o 53, fra le ultime del prospetto).
Per esempio, nell'Atlante di Bode, la lettera è applicata alla stella di destra, la
lettera a quella di sinistra, mentre una
terza, un po' più a sinistra e formante un triangoletto colle due prime,
è senza lettera. Ebbene, non
è affatto quella di destra che chiamasi , ma quella in alto (erroneamente segnata ) ed è la terza, quella anonima, la stella
.
Queste due stelle sono la 18.a e la 19.a del Catalogo di Tolomeo.
Duemila anni fa erano entrambe (di quarta grandezza, e da
quell'epoca sono avvenute in questa plaga del Cielo molte variazioni.
Le tre stelle , e 53.a sono certamente variabili,
inquantochè quest'ultima, oggi più lucente di , manca nelle antiche osservazioni.
Per riconoscere queste tre stelle, cercate la piccola costellazione
del Triangolo al sud di Andromeda:
la linea condotta per e 53.a
si dirige verso il Triangolo,
mentre quella per e passa al nord di Andromeda.
Le due stelle vicine ed
hanno pure subito variazioni. La
prima fece la sua prima comparsa sui cataloghi celesti soltanto
nel 16O3 (Bayer) come stella di 4.a grandezza, poscia discese
e si mantenne intorno alla 5.aa.
In quell'epoca stessa, al contrario, la sua vicina era di 6.0, mentre oggi sono
entrambe di 5.a, ed io anzi trovai, il 19 marzo 1880, che appariva persino
più brillante di .
La stella discese dalla
4.a grandezza alla 5 1/2. La sua vicina , già pur essa
di 4.a, le era inferiore nel 1590 e 1603,
mentre ora è più splendente.
La stella , che è
ordinariamente di 4.a grandezza, venne notata di 7.a da
Piazzi verso il 1800, e questo valore
venne riprodotto, senza appunti, da Bessel nel suo Catalogo di Bradley. Si
potrebbe attribuire questa registrazione di Piazzi ad un errore materiale,
se anche il d'Agelet, nel 1784. non vi si fosse accostato
notandola di 6.a, mentre l'anno prima l'aveva stimata tra la
3.a e
la 4.a. Lalande ebbe a registrarla una volta di 5.a e due volte di
4.a Harding segnolla di 6.a. Attualmente è di 4 1/2,
come di solito, e quasi simile ad .
Dobbiamo dunque concludere ch'essa subisce
delle variazioni, rare, ma molto ampie. Una stella di più fra le
incostanti!
Quanto ad , fu certo per errore
che Piazzi la registrò di 1.a
grandezza, non avendo io trovato alcun'altra notazione corrispondente,
benchè Babinet abbia scritto ch'essa "fu lungamente posta
nel rango delle stelle di 1.a grandezza; e sebbene il suo splendore
vada certamente scemando". Nulla io trovai che possa giustificare
l'affermazione di quello spirituale accademico.
Questa costellazione
comprende una piccola stella variabile che talvolta si
rende visibile ad occhio nudo. È la stella R, situata presso il
gruppo , , (fig. 2).
Essa varia dalla 6.a alla 13.a grandezza
in 4O5 giorni. Quale immensa scala di luce Quale fisica, quale
ottica per i mondi che subiscono tali alternative d'intensità nella
loro luce diurna e nella loro temperatura Passare ogni anno
per la gradazione d'un sole che ad ogni estate diviene quattromila
volte più luminoso e più ardente! È inconcepibile per
noi, abitanti di un calmo sistema, dove, tuttavia, pur troviamo di che
lagnarci come di un contrasto troppo violento tra il torrido luglio ed il
rigido dicembre.
Come già lo dicemmo, l'osservazione delle variabili può
essere fatta da qualunque dilettante di astronomia, da tutti gli astrofili,
e può rendere grandi servigi alla scienza. Inoltre può anche
condurre a delle nuove scoperte, a trovare quel che non si cercava,
e cercando una stella trovare una cometa. Ma e necessaria una
pazienza - forse - più che femminile.
Fra tutte le curiosità celesti che racchiude questa costellazione,
una delle più meravigliose e' indubbiamente la bella stella tripla
Andromeda. Un piccolo cannocchiale
la sdoppia in uno splendido sole aranciato accoppiato
ad un grazioso e fulgido smeraldo ed uno strumento più potente
sdoppia quest' ultimo in due altre gemme: uno smeraldo ed un
zaffiro. Io sfido lo spirito più freddo, più apatico,
a contemplare questa tripla associazione di soli senz'essere colpito
e preso di alta ammirazione. E nessun spettacolo possiamo più
facilmente procurarci, inquantochè gamma Andromeda e' una stella di
2.a grandezza che l'occhio il più distratto può
riconoscere nel Cielo in pochi istanti (fig.
2). Questa splendida coppia,
una delle più ravissantes del Cielo, venne scoperta il
29 gennajo 1777 da Cristiano Mayer, astronomo a Mannheim, il quale già
l'anno prima aveva puntato un cannocchiale su questa medesima stella,
senza accorgersi della sua... doppiezza, bench'e', appunto, andasse in traccia
di stelle doppie. "Quella sera, egli scrisse, io trovai, con mia grande
sorpresa, un piccolo compagno pallido ed appena visibile. Un anno
dopo, il 27 gennajo 1778, io rimasi grandemente meravigliato di
ritrovarlo brillante come una stella di 7.a grandezza."
E non fece alcun cenno sui colori, che pur sono tanto graziosi!
Se già non si sapesse quanto bisogna andar cauti colle
osservazioni negative (inquantochè il non vedere certi dettagli, pur
avendovi gli occhi sopra, non prova affatto ch'essi non esistano),
si potrebbe credere che la seconda stella di Andromeda non esista
più da lungo tempo, od almeno che non sia divenuta visibile che
nel 1777, poichè bisognerebbe tener conto del tempo che la sua
luce impiega per giungere sino a noi. In una bella notte d'agosto
del 1764, l'abile osservatore Messier, servendosi d'un telescopio
newtoniano di piedi 4 1/2 di lunghezza, fece un attento confronto
fra la nebulosa di Andromeda e la stella ,
per apprezzare il relativo splendore di quella; ebbene, egli non vide
questa stella nè doppia nè colorata. Nel 1776, un
cannocchiale di 8 piedi non rivelò questo compagno, neppure a
Mayer, che pur andava alla caccia di stelle doppie. Nel 1777 egli lo
scoperse usando ancora il medesimo cannocchiale, pallido ed appena visibile,
cioè, all'incirca, di 9.a grandezza. Nel 1778 lo
stesso Mayer lo trovò assai
più brillante e di 7.a grandezza.
Attualmente questo compagno è di 5.a grandezza.
Ciò posto, si è indotti a credere che sia
aumentato successivamente il suo splendore. Ma potrebbe anche
dirsi che il perfezionamento degli strumenti non sia estraneo a
questi diversi apprezzamenti, poichè, nei meno perfetti, le stelle
presentano dei raggi aureolari che eclissano facilmente una stella
vicina. Più uno strumento è forte e perfetto, più
la stella osservata è piccola, spoglia di corona fittizia, pura e
netta in un campo assolutamente nero.
La stella secondaria si sarebbe forse scostata dalla principale,
divenendo così sempre meglio visibile? No, poichè dalle prime
misure micrometriche, prese da oltre un secolo, fino alle ultime, da
me fatte all'Osservatorio di Parigi, l'angolo non è variato (come
Herschel supponeva) e nemmeno la distanza: la stella minore rimase
fissa a 63·,10" dalla maggiore. Questa stabilità non toglie,
però, alla coppia, la qualità di sistema fisico, poichè
Andromeda si muove nello spazio
colla velocità di 7" per secolo ed in cento anni la seconda
stella si sarebbe allontanata dalla prima di tale quantità se
non partecipasse a questo movimento, se non fossero entrambe legate ad
un medesimo destino. Esse gravitano dunque l'una attorno all'altra,
e se lo spostamento orbitale non fosse che di 1' per secolo, il
periodo rivolutivo salirebbe a trentaseimila anni!
Lo sdoppiamento della stella minore venne fatto da Struve nel
1842, e la scomposizione rivelò dueue stelle di 5 1/2 e di
6.a grandezza, che a me sembrano, rispettivamente, verde
e azzurra, e ad altri gialla e azzurra. Anch'esse formano un
sistema orbitale, ma questo è rapidissimo. Dal 1842 in poi già
si è osservata una rivoluzione completa e buona parte di una seconda.
Questa piccola coppia gira intorno al suo centro comune di gravità,
mentre questo si aggira, a sua volta, lentissimamente intorno al sole centrale.
È, in iscala assai più vasta, il caso della Luna che gira
in 27 giorni intorno alla Terra, mentre e Terra e Luna, accoppiate, girano
intorno al Sole. Colla differenza che i nostri secoli sono i giorni di
quel lontano Universo, dove risplendono tre soli variamente colorati!
Ma prendete un cannocchiale e guardate: io ne supplico
i miei lettori, e sopratutto le mie lettrici, i cui occhi sono sì
eccellenti giudici.
La costellazione di Andromeda comprende altri sistemi multipli,
ma la loro osservazione esce dal dominio dell'astronomia popolare,
dalla quale noi non vogliamo allontanarci.
Tuttavia non possiamo procedere senza fermarci alla nebulosa
di Andromeda, la prima che sia stata scoperta in Cielo, perchè la
sola che possa facilmente discernersi ad occhio nudo (poichè le
Plejadi, l'ammasso del Cancro e taluni gruppi di stelluccie che
offrono un aspetto nebuloso, non sono affatto vere nebulose). Rivolgete,
in una limpida notte, il vostro sguardo verso la stella
Andromeda, la terza della cintola di
questa giovane incatenata, e
vicino ad essa scorgerete (fig. 2) una pallida nebulosa (*). Un
semplice binocolo basterà ad assicurarvene.
(*) Il mio dotto amico, l'ing. Courbebaisse, che è forse
il francese più pratico del cielo,
mi disse, a questo proposito, che egli ha imaginato un metodo mnemonico
semplicissimo per ricordare la posizione di questa nebulosa. Basta nominare,
egli dice, le due stelle beta
e mu (mi) che vi conducono; questo vi farà pensare a bete
à mue (bestia da tosare), e quindi
al vello (nebulosa) che là si trova. Scusate almeno... per l'intenzione.
Si rimane sorpresi nel non vederla ricordata fin dai primi cataloghi celesti, ma è
probabile che, pur non essendo sfuggita neanche agli antichi, questi
non l'abbiano ritenuta degna della loro attenzione e l'abbiano
quindi trascurata come un bagliore insignificante. La più vecchia
menzione da noi conosciuta e' quella dell'astronomo persiano Sufi,
il quale, nel X secolo, ebbe a definirla come una "piccola nube
celeste", generalmente osservata e conosciuta dagli astronomi
arabi. Tuttavia, non fu che nel 1612 ch'essa venne segnalata in
Europa da Simone Marius di Franconia, il quale, nel suo lavoro
sui satelliti di Giove quasi contemporaneamente scoperti da lui
stesso e da Galileo, riferisce di averla osservata per la prima volta,
mediante un cannocchiale, il 15 dicembre di quell'anno. "La sua
intensità, egli scrisse, aumenta quanto più ci si avvicina al
centro; assomiglia ad una candela vista attraverso una lamina
ossea (corno traslucido), ed io la trovo somigliante alla cometa
del 1586. Se essa sia nuova o no non saprei decidere, rilevo però
che Tycho-Brahe, il quale descrisse con cura la posizione della
stella vicina (), non ne fece menzione."
Osservando questa nebulosa con un debole cannocchiale, si scorge
sopra di essa una piccola compagna, appartenente allo stesso ordine
creativo, che venne primieramente descritta dall' astronomo
francese Le Gentil, nel 1749, al quale Venere doveva poi giocare,
nel 1761 e 1769, i tiri birboni che i nostri lettori già
conoscono (Astronomia Popolare,pag. 286).
Questa nebulosa di Andromeda fu l'oggetto di moltissime osservazioni.
Uno dei primi astro nomi che l'hanno studiata, Halley, vedeva in
essa "una luce proveniente da uno spazio straordinariamente grande
nell' etere, attraverso cui un mezzo luminoso è diffuso, il
quale risplende di luce propria." Io traduco letteralmente, mantenendo
l'oscurità dell'espressione, e fors'anche del pensiero dell'autore,
inquantochè nulla è ben chiaro neppure nella frase
testuale: "The spot is nothing else but the light coming from an
extraordinary great space
in the ether, through which a lucid medium is diffused that shines
with ist own proper lustre." Io non so se Derham se ne formasse
un'idea più netta quando diceva che quella era una plaga dove
il firmamento - ch'egli riteneva ancora di cristallo - aveva meno
spessore che altrove, lasciando quindi intravedere ai nostri occhi
mortali la luce immortale dell'empireo, soggiorno della Trinità e
dei beati...
Tuttavia è assai curioso notare che; in due secoli, noi non siamo
andati molto più innanzi nella spiegazione di questa immensa nebulosa,
mentre fra quelle scoperte più tardi alcune vennero risolute in
ammassi di stelle nel campo del telescopio, altre risultarono
di costituzione chimica gasosa; solo questa di Andromeda rimase muta e
misterniosa. Il
suo spettro è continuo, senza righe trasversali, e quindi
nessun indizio delle sostanze clic la compongono; inoltre vi manca
l'estremità rossa dello spettro. Questo, però, non esclude che
la nebulosa non possa essere ugualmente gasosa,
inquantochè se i gas sono a bassa temperatura possono dare
spettro continuo. I più forti ingrandimenti permisero di
annoverare 1500 stelle, ma non siamo sicuri che esse appartengano veramente
alla nebulosa, potrebbero anch'essere semplicemente situate dinanzi
ad essa. Aggiungiamo che la sua forma varia stranamente secondo
gl'ingrandimenti usati.
L'immagine ottenuta da Isacco Roberts in Inghilterra, nel 1888, in
Inghilterra al telescopio fotografico di m. 0,5 di diametro e colla posa
di 4 ore mostra un nucleo centrale e due altri secondari, uno
rotondo (Messier, 32) l'altro ovale (Herschel, V, 18). Sono pure evidenti
le traccie di una struttura spirale, che lascia scorgere delle strisce
oscure, che meglio si vedrebbero se questa creazione non si offrisse
ai nostri sguardi troppo obliquamente. Quanto alle stelle, sembrano
projettarsi in avanti e sono meno fitte verso il centro. Chi potrebbe
soffermare un minuto il proprio pensiero davanti a questa
misteriosa figura, senza rimanere assolutamente meravigliato,
affascinato, confuso? Una stella temporaria apparve verso il centro di
questa nebulosa nell'agosto del 1885 raggiunse la 6.a
grandezza ma discese rapidamente all'11.a.
Questa bella nebulosa è una delle più vaste del Cielo.
Ad occhio nudo misura un quarto di grado; in un cannocchiale di 108 millimetri
appare dell' estensione di 1· 1/2 di lunghezza sopra 24' di
larghezza. L'astronomo Bond pervenne a seguire le sue traccie
fino a 4 gradi di lunghezza su 2 1/2 di larghezza. Quindi anche
non ritenendola più lontana delle stelle più prossime,
essa sarebbe ancora immensamente più vasta di tutto il nostro
sistema solare.
Infatti, alla distanza della stella più vicina, il raggio dell'orbita
terrestre (149 milioni di chilometri) è ridotto a meno d'un secondo,
ma la nebulosa di Andromeda occupa una spazio che si estende
fino a 4 gradi, vale a dire quindicimila volte maggiore, e quindi
a 2220 miliardi di chilometri! Se quello fosse un sistema planetario
in formazione, sarebbe dunque da due a trecento volte più
vasto del nostro. Indubbiamente, tutto ciò è sbalorditivo!
Ma per respingere una tale conclusione bisognerebbe ammettere che questa
nebulosa fosse più vicina delle stelle più vicine, il che non
è affatto probabile. Al contrario, essa deve essere molto più
lontana e conseguentemente assai più immensa ancora.
Come abbiam visto, questa bella costellazione di Andromeda è
ricca di grandi spettacoli, la cui scientifica contemplazione può
farci passare deliziosamente parecchie ore. Questa splendida nebulosa
ed il bello suo triplo sistema bastano per illustrarla senz'altro.
L'antica figura mitologica è eclissata nonostante la sua
grazia e malgrado le peripezie della sua storia; ma ...... il Cielo fa
dimenticare la Terra!