L'anno luce (a.l.) è la distanza che la luce percorre in
un anno.
I fotoni che compongono la luce, si muovono nel vuoto alla velocità c=300 000 km/sec; in un'ora percorrono quindi 300 000 km/sec x 3600 sec = 1 miliardo e 80 milioni di km. In un giorno 1 080 000 000 km/ora x 24 ore = 25 miliardi 920 milioni di km. In un anno la luce percorre 25 920 000 000 km/giorno x 365 giorni = 9 460 miliardi e 800 milioni di km (9 460 800 000 000 km)! Lo stesso ragionamento è valido per gli oggetti celesti più lontani. La luce che proviene dai confini conosciuti dell'universo è partita poco meno di 20 miliardi di anni fa. |
Non è stato Tolomeo a inventare le costellazioni, che esistevano in
epoca molto anteriore alla sua: gli sviluppi maggiori in questo campo si
ebbero attorno ai fiumi Tigri ed Eufrate, dove vivevano i Babilonesi che, ai
tempi di Omero e di Esiodo (~700 a.C.), avevano un sistema organizzato di
costellazioni dello Zodiaco [situazione antica: 1,2,3] (la fascia di cielo all'interno della quale si
muovono Luna, Sole, Pianeti). Sappiamo questo da due tavolette incise
fronte-retro a cui, con qualche dubbio, se ne può aggiungere un'altra
"ausiliaria"
(le due tavolette sono dette
Mul-Apin, foto a
lato della tavoletta 1 e foto dei suoi due lati), scritte in caratteri cuneiformi e
datate 700 a.C., che riportano un elenco di stelle e vari loro parametri
(sorgere e tramontare, differenze nei giorni successivi ...). Le tavolette
contengono 71 oggetti, tra costellazioni, stelle e pianeti, suddivisi nei tre
sentieri (cammini), ognuno preceduto da "mul" e seguito dal nome del dio associato
(Enlil per le 33 stelle a nord dell'equatore celeste, Anu per le 23 stelle
equatoriali, Ea per le 15 stelle a sud dell'equatore); la posizione delle
stelle (o costellazioni: i due termini si identificavano) principali e la data
della loro
levata eliaca. Contengono inoltre il calendario solare, le date di quando
il Sole è nei vari punti cardinali, i pianeti e la durata delle loro
congiunzioni con il Sole.
I testi (tradotti in inglese) delle tavolette si possono leggere nel sito www.lexiline.com/lexiline/lexi171.htm oppure nella copia parziale (e locale) del sito. Da altri testi, però, sappiamo che le costellazioni dei Babilonesi (per alcuni versi simili alle nostre,v. Pettinato, simboli dei pianeti) avevano origine più antiche, dai Sumeri del 2000 a.C. Omero ed Esiodo citano solo alcune costellazioni (Orsa Maggiore, Orione, l'ammasso aperto delle Pleiadi) e su questo argomento non esistono documenti scritti, per cui non si sa se i greci del 700 a.C. conoscessero le costellazioni zodiacali babilonesi. È solo con Eudosso di Cnido (un astronomo greco vissuto tra il 408 e il 355 a.C.) che si ha una prima prova dell'esistenza di un sistema greco di costellazioni. Eudosso, che potrebbe aver appreso della loro esistenza da sacerdoti egiziani, introdusse le costellazioni in Grecia con le opere Enoptron (Specchio) e Phaenomena (Apparenza), entrambe andate perdute (Platone cita il caldeo Berosso come colui che ha introdotto in Grecia la scienza astronomica o astrologica (v.Pettinato). |
Quando e dove le costellazioni furono inventate si può dedurre dall'Almagesto di Tolomeo, le cui figure celesti, sia dell'emisfero nord che sud sono state incise su legno da Dürer nel 1515. Si vede, nella tavoletta relativa al cielo australe, una zona circolare priva di costellazioni al di sotto di circa 36º sud. Questo significa che gli inventori dovevano risiedere a sud della Grecia e a nord dell'Egitto. Ancora, la zona vuota non è centrata sul Polo Sud Celeste del tempo di Arato ma sul Polo Sud Celeste di 1500 anni prima, cioè del 2000 a.C. (precessione).
La data è troppo indietro per i greci e la latitudine troppo bassa; gli egiziani erano abbastanza antichi, ma situati troppo a sud. Ovviamente (?) (copia locale) gli egiziani conoscevano e praticavano l'astronomia: abbiamo un dipinto datato alla XVIII dinastia, attorno al 1470 a.C., regno di Thutmosis III, che è un calendario lunare; molto prima della XVIII dinastia conoscevano i pianeti e i loro moti e la levata eliaca delle stelle principali; semplicemente non conosciamo nulla delle loro costellazioni. Sia il luogo che il periodo storico si adattano bene ai Babilonesi e ai Sumeri loro antenati e questi ultimi avevano una notevole conoscenza astronomica anche nel 2000 a.C. La visibilità delle costellazioni e le tavolette di Mul-Apin rappresentano due prove indipendenti del fatto che siano stati questi due popoli gli inventori del sistema di costellazioni che usiamo attualmente. ma
perchè Eudosso, Arato e poi Tolomeo mantennero le stelle e le
costellazioni nelle posizioni che avevano circa 1500 anni prima?
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Secondo un'ipotesi, questa civiltà avrebbe potuto essere quella
minoica: per i minoici, che abitavano l'isola di Creta e le isole
circostanti (compresa Santorini-Thera) ed erano marinai, la conoscenza delle
costellazioni e del sorgere e tramontare degli astri poteva essere
essenziale per definire la rotta.
Creta
si trova tra il 35º e il 36º parallelo e l'impero minoico si è
espanso tra il 3000 e il 2000 a.C., il periodo giusto; attraverso la Siria i
minoici erano inoltre in contatto con i Babilonesi e potevano certamente
essere a conoscenza delle costellazioni ed averle anche trasformate in un
sistema di navigazione (si sa che una parte non trascurabile della mitologia
greca è ambientata in quest'isola).
La civiltà minoica fu praticamente cancellata, nel 1650 a.C., dall'esplosione del vulcano sull'isola di Santorini, una delle maggiori catastrofi dell'antichità. È possibile che un certo numero di superstiti sia riparato in Egitto, portando ovviamente le loro conoscenze. Bisogna sottolineare, però, che non esistono riscontri oggettivi per questa "teoria", per cui questa può al massimo essere considerata un'ipotesi; infatti non si sono trovati elenchi di stelle o dipinti che dimostrino l'interesse dei minoici per l'Astronomia. |
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I Phaenomena di Arato furono un testo "popolare", tradotto
più volte, anche con aggiornamenti e aggiunte, in latino.
Dopo Arato, un caposaldo per lo studio delle costellazioni fu
Eratostene (276-194 a.C.), noto per molti e importanti studi in
svariati campi. Se ci riferiamo alle costellazioni, Eratostene scrisse i
"Catasterismi", un saggio in cui è riportata la
mitologia di 42 costellazioni (le Pleiadi sono autonome). La versione di
"Catasterismi" che conosciamo è un riassunto dell'originale, originale
che potrebbe non essere stato scritto dal vero Eratostene.
L'unica cosa certa è l'antichità delle fonti, dato che
spesso viene citata un'opera astronomica di Esiodo (700 a.C.).
Il punto più alto dell'astronomia greca fu, però, raggiunto
con Tolomeo(100-178 d.C.) che scrisse, nel 150 d.C., una "summa"
delle conoscenze astronomiche dei greci. Questo compendio prende il nome di
Almagesto, dalla traduzione araba del titolo originale.
Il nucleo di quest'opera è un catalogo di 1022 stelle inserite in 48
costellazioni: per le stelle sono riportate anche stime della
luminosità fatte 3 secoli prima da Ipparco.
Le costellazioni di Tolomeo sono riportate in
Tabella 3.
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Così, ad esempio, Spica si chiama Virginis (o Vir) il che indica che questa stella è la più luminosa della costellazione della Vergine. Per lo stesso motivo Ori è la quarta stella per luminosità della costellazione di Orione. |
Il cristianesimo dei primi secoli dopo la nascita di Cristo
oscillò tra favore e opposizione all'astrologia, per poi convergere
verso una totale chiusura culminata, nel 409, con la proibizione da parte
degli imperatori - a partire da Costanzo - di tale pratica e con l'ordine di
bruciare i libri degli astrologi.
Da qui nasce, nei confronti del paganesimo, una sistematica politica repressiva che investe anche l'astrologia. Un avallo teorico a questa politica si trova anche nelle opere di sant'Agostino (Agostino, vescovo di Ippona) - in particolare nella "Città di Dio" (413-427) - anche se lo stesso Agostino, in gioventù, si era interessato a questa scienza (perchè, allora, l'astrologia era una scienza a tutti gli effetti). La repressione dell'astrologia e il concomitante inizio delle invasioni barbariche spinsero alcuni studiosi occidentali a rifugiarsi in Persia dove, a Gondè-Shapur (Gundeshapur, Jundishapur, Gundishapur, Giundishapur), era nato un importante centro culturale dopo la chiusura della scuola di Edessa (in Mesopotamia) nel 489. Un massiccio esodo verso Gondè-Shapur si ebbe anche nel 529, dopo che l'imperatore Giustiniano chiuse l'Accademia di Atene; tra gli scienziati e i filosofi che raggiunsero la città persiana ci furono (o ci sarebbero stati) sette neoplatonici, tra cui Simplicio, celebre commentatore di Aristotele e di Euclide.
Maometto nacque nel 570 e morì nel 632. Subito dopo la sua morte, i
successori iniziarono l'espansione della religione islamica
nel Medio Oriente, Nord Africa e Spagna.
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Osservazioni astronomiche dalla torre di Galatea a Costantinopoli. (miniatura del XVI sec.) |
Nell'XI secolo divenne un centro importante la città persiana di
Razi (Esfahan): qui lavorò, tra gli altri, Omar Khayyam, poeta e
astronomo, che nel 1079 elaborò una riforma del calendario persiano,
addirittura superiore per precisione alla riforma gregoriana,
successiva di 5 secoli (è del 1582 !) alla quale però non
sopravvisse sia per la sua complessità che per motivi politici. Per
inciso, Omar Khayyam fu il primo ad elaborare una teoria generale del numero
e aggiunse ai numeri razionali i numeri reali, cosa concettualmente
molto complessa ma che permise di calcolare la diagonale del quadrato, noto
il lato.
A Razi nacque anche il più autorevole astronomo del tempo:
Al-Sufi. Nell'opera "Descrizione delle stelle fisse"
catalogò 1018 stelle, revisionando ad una ad una le luminosità
delle stelle presenti anche nell'Almagesto di Tolomeo.
Questo lavoro è ancora oggi un esempio di rigore
scientifico.
Come esempio delle capacità scientifiche degli scienziati arabi, possiamo vedere
tre pagine di autori diversi: Sole al solstizio, Costellazione della Vergine, Costellazione dell'Acquario, tutte tratte dalla collezione
della Bibliotéque National de France (BNF).
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Nel secolo XII, Guilberto di Nogent poteva scrivere:"La conoscenza delle stelle è tanto povera e rara in Occidente quanto è fiorente e ravvivata dalla pratica costante in Oriente, dove invero quest'arte ebbe origine".
Nel secolo XII, in Spagna, Alfonso X di Castiglia compilò uno studio illustrato del cielo, le Tavole Alfonsine, che sarebbe stato uno dei testi più letti in Europa. Fu in quell'occasione che i lunghi nomi arabi delle stelle furono contratti ed europeizzati in un'unica parola.
Questa è certamente una delle costellazioni più familiari, se
non la più familiare, a causa della forma caratteristica (simili ad un
carro) di 7 delle sue stelle. In realtà queste 7 stelle sono una
piccola parte della costellazione (la parte
posteriore e la coda dell'orsa).
Nella mitologia greca l'orsa fa riferimento a due personaggi: Callisto e Adrastea, le cui storie presentano diverse versioni ognuna. Adrastea ed Ida erano due ninfe (e sorelle) che si presero cura di Zeus bambino nell'isola di Creta, quando Cronos, suo padre, mangiava tutti i figli per paura che uno di loro potesse spodestarlo. Intanto i Cureti, guerrieri cretesi, facevano la guardia alla grotta dove si trovava il bambino e battevano le lance contro gli scudi per non far sentire a Cronos il suo pianto. Zeus, successivamente alla "presa del potere", premiò le ninfe, facendole salire al cielo sotto le sembianze dell'Orsa Maggiore (Adrastea) e dell'Orsa Minore (Ida). |
L'altro mito, nato in Arcadia, fa riferimento a Callisto (una ninfa dei boschi oppure la figlia di Licaone, re di Arcadia), una delle compagne di Artemide che con lei cacciavano. Callisto aveva giurato ad Artemide di restare casta: un giorno, però, mentre riposava in un boschetto, fu vista da Zeus che la prese assumendo le zembianze di Artemide. Restò incinta di Arcade e cercava di mascherare la gravidanza in ogni modo. Quando "la falce lunare rinasceva per la nona volta" Artemide, tornando dalla caccia accaldata, propose alle compagne di fare il bagno nude. In questo modo Callisto fu scoperta e si attirò le ire della dea che la cacciò dal suo seguito. Anche Giunone, però, venne a sapere della storia e, dopo la nascita di Arcade, la affrontò, la gettò a terra e la tenne così finchè non fu ricoperta da peli ispidi e le mani non divennero artigli. Si trasformò in orsa. Giunone le impedì anche di parlare (poteva solo grugnire), per evitare che qualcuno potesse commuoversi alla sua storia. Pur essendo un'orsa, Callisto continuava ad avere mente umana: così incontrò e riconobbe Arcade, quindicenne, che andava a caccia e che tentò di ucciderla. Questa azione tanto riprovevole fu impedita da Zeus che trasformò Callisto nell'Orsa Maggiore ed Arcade nella costellazione di Boote.
Sono molte le storie sulle orse:
Sembra che il primo a fare riferimento a questa
costellazione sia stato Talete di Mileto (625-545 a.C.); ce ne riferisce
Callimaco, un poeta del III secolo a.C., che dice che Talete
"misurò le piccole stelle del Carro che guida la navigazione dei
Fenici". Di sicuro Omero, due secoli prima di Talete, scrisse dell'Orsa
Maggiore senza fare cenno alla Minore. Talete era di famiglia fenicia e
questo potrebbe farne la persona che ha fatto conoscere ai greci la
costellazione, non necessariamente l'inventore dell'Orsa Minore. Infatti i
fenici preferivano orientarsi in mare con quest'ultima costellazione,
più vicina al Polo Celeste. Arato chiamò la costellazione Cinosura che in greco vuol dire "coda del cane". Da qui deriva la parola inglese "cynosure" cioè "stella che guida". A proposito di coda, un enigma mai spiegato è quello della lunghezza della coda delle orse, che non somigliano affatto alle code degli orsi reali. Qualcuno scrisse ironicamente che si erano allungate quando Zeus aveva preso le orse per la coda, per portarle in cielo. Ma non esiste una spiegazione diversa. Della mitologia abbiamo detto, parlando dell'Orsa Maggiore. La stella principale dell'Orsa Minore ( UMi) è la stella Polare, l'oggetto celeste di una qualche consistenza più vicino (circa un grado) al Polo Nord Celeste, il punto attorno a cui ruota tutta la sfera celeste. Questo significa che la Polare è la stella più ferma del cielo settentrionale ed indica, con qualche incertezza, la direzione del nord geografico. Vedere anche queste due foto del polo celeste scattate la prima nel 1994 e la seconda nel 2006 |
Come scheda di lavoro propongo una storia (riportata nella scheda 15) di mamma Orsa e bimba Orsetta, appena schematizzata, da ampliare e differenziare, anche tenendo conto della presenza, nelle vicinanze, di costellazioni come il Drago e il Contadino (il Bifolco o Boote). |
Cassiopea era la moglie vanitosa di Cefeo, re
d'Etiopia. Un giorno osò affermare di essere più bella di tutte
le Nereidi e superiore in tutto a queste ninfe del mare. Le Nereidi
erano le 50 figlie di Nereo, il Vecchio del mare, e una di
loro (Anfitrite) era la sposa di Poseidone, il dio del mare. In risposta alla loro
richiesta di punire Cassiopea, Poseidone non solo provocò una
terribile inondazione delle coste etiopi, ma mandò un mostro marino a
razziare e terrorizzare le coste.
Facendo seguito ad una sentenza dell'oracolo di Ammone, Cefeo, per calmare l'ira di Poseidone e quindi del mostro, sacrificò la figlia Andromeda incatenandola alle rocce in riva al mare perchè fosse divorata dal mostro marino. Andromeda fu poi salvata da Perseo che uccise il mostro e realizzò uno dei più noti salvataggi della "storia". Cassiopea è rappresentata seduta (la disposizione delle stelle la fa assomigliare ad una sedia o ad una W) mentre si pettina e tiene in mano un ramo di palma da datteri, forse simbolo di fertilità. |
Proprio la disposizione della figura umana tra le stelle e il fatto che Cassiopea sia una costellazione circumpolare, visibile cioè in ogni periodo dell'anno, fa sì che la regina etiope appaia a testa in giù quando la costellazione è sotto il polo, facendo risultare in questo una ulteriore punizione per la sua vanità e presunzione.
Tanto Cefeo che Cassiopea sono però figure del tutto secondarie e
marginali e non avrebbe senso la loro collocazione in una posizione tanto
preminente nel cielo, se si desse ascolto solo alla "favoletta"
appena narrata.
Il mito greco è sicuramente una
"ristrutturazione fatta in casa" di una leggenda più antica e
relativa a personaggi ben più importanti: in tavolette assire questo
"asterismo" (figura celeste) era chiamato Signora del grano,
con possibile riferimento a concetti di fecondità e di abbondanza
ripresi anche dagli egiziani con il ramo di palma da datteri. Il nome di
Cassipea potrebbe derivare dal fenicio "quassiu-peaer" che signifa
"volto rosa".
Appare abbastanza plausibile che la costellazione fosse all'origine
riferita ad una "Grande madre", degradata successivamente a causa di
qualche grave mancanza (disastro, carestia, malattie?). La punizione sarebbe
rimasta, nel mito greco, in Cassiopea rovesciata.
La stella più brillante
(Cas) si chiama Schedar (il petto, in arabo) e segna,
appunto, la posizione del seno di Cassiopea seduta; la Cas si chiama, per lo stesso motivo precedente,
Ruchbah, il ginocchio (sempre in arabo); le due stelline e sono chiamate, insieme,
al Marfik, il gomito.
(Il Bifolco, Il Pastore, Il Contadino)
È questa una grande costellazione del cielo
primaverile - estivo. La sua stella più brillante
(Boo) si chiama Arturo e, oltre ad essere ben
visibile nel cielo come la quarta stella più brillante del cielo
boreale, si trova facilmente prolungando, mantenendone la curvatora, la coda
dell'Orsa Maggiore (o il timone del Grande Carro). Un'ulteriore
prolungamento conduce all' Vir (Spica), la stella
più luminosa della Vergine.
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Associato alla costellazione è anche il
mito di Icario (o Icaro, da non confondere con il figlio di Dedalo) e il
culto della vite: questo giustifica la rappresentazione di Boote come
contadino, con la falce in mano e un covone di grano ai piedi come
nella rappresentazione di Bayer.
Perseo fa parte di quella specie di saga familiare
che comprende Cefeo, Cassiopea, Andromeda, Pegaso e la Balena,
così ben rappresentata in cielo attraverso
la Via Lattea.
La storia mitologica di Perseo è lunga e complicata: la sua futura madre Danae, figlia del re Acrisio di Argo, era stata rinchiusa in prigione da suo padre che voleva evitare il verificarsi di una profezia che lo voleva ucciso dal nipote. Zeus, però, fece visita a Danae e la rese gravida, assumendo la forma di una pioggia dorata. Quando Acrisio scoprì la nascita di Perseo, rinchiuse madre e neonato in una cassa e li gettò in mare. Dopo molti giorni e con l'aiuto di Zeus, arrivarono su una spiaggia (isola di Serifo) dove il pescatore Ditti li liberò e allevò Perseo come suo figlio. Il fratello di Ditti, il re Polidette, si invaghì di Danae che però non ne voleva sapere. Perseo, ormai adulto, difendeva la madre e Polidette, per allontanarlo, ideò un inganno per cui Perseo fu costretto a cercare le Gorgoni per portare al re la testa di Medusa. Le Gorgoni erano tre sorelle (bruttissime) di nome Euriale, Steno e Medusa: avevano i volti coperti di scaglie di drago, zanne da cinghiale, mani di ottone e ali d'oro e il loro sguardo trasformava in pietra chiunque le guardasse. Euriale e Steno erano immortali mentre Medusa era mortale e, rispetto alle sorelle, aveva la capigliatura formata da un ammasso di serpenti. |
Ricollegandosi alla morte (sul rogo) di San Lorenzo, un proverbio veneto recita "San Lorenzo dei martiri inozenti, casca dal ciel carboni ardenti" |
Di Andromeda si è detto, parlando sia di Cassiopea che di Perseo. Per aggiungere qualche dettaglio, si può dire che quando Perseo arrivò alla roccia su cui era incatenata Andromeda, le chiese il perchè di quella situazione. Dopo alcune schermaglie, dovute essenzialmente al fatto che la ragazza, essendo vergine, era abituata a non rivolgersi direttamente ad un uomo, Andromeda comincia a narrare la vicenda di Cassiopea, sua madre, che aveva offeso le Nereidi, ecc. Improvvisamente emerge il mostro (la Balena o Cetus): Perseo chiede ai genitori la mano della ragazza e, avutola insieme ad un regno, dopo una lunga lotta uccide il mostro. Poi si sposarono ... e vissero felici e contenti. |
Orione è la più grande, imponente e visibile costellazione del
cielo invernale, adiacente a quella del Toro. Viene immaginata come un
cacciatore (o guerriero) con in mano una clava (o una spada). Con la mano
sinistra tiene una "pelle di leone" o una testa di leone.
La mitologia descrive Orione come un bellissimo cacciatore che perse la moglie per l'invidia della solita Era. Senza moglie, andò a Chio dove si innamorò della figlia del re che, essendone stato respinto, violentò. Il re per questo lo fece accecare. Orione si recò poi nell'isola di Delo dove di notte risiedeva Elios, il sole, che gli ridiede la vista e giacque con lui per il resto della notte. Di Orione si innamorò anche Eos, l'Aurora, e lo rapì. Come si vede, è questa una storia senza consistenza, non adatta alla
più appariscente figura celeste. È forse il caso di considerare
questo segno come la rielabolazione greca di una figura mitologica
sumera,
"Uru-anna", la "luce del cielo", in questo confortati, seppur con prudenza,
anche dall'assonanza dei nomi sumero e greco.
Le stelle principali di Orione sono Rigel (Ori), Betelgeuse (Ori) e Bellatrix (Ori). Si notano immediatamente, però, anche le tre
stelle chiamate la "cintura di Orione" e quelle dette la "spada di
orione", tra le quali si trova la la nebulosa M42.
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Il Toro ospita due ammassi di stelle: le Iadi e le Pleiadi.
I Gemelli sono visibili nel cielo notturno da dicembre a marzo, al di sopra della grande costellazione di Orione. Castore e Polluce sono due stelle brillanti, ben visibili nel cielo invernale. Castore è in realtà un sistema di sei stelle (tre coppie di stelle binarie) legate tra loro dalla forza di gravità , mentre Polluce è una stella gigante, la più luminosa della costellazione.
L'associazione tra le due stelle più brillanti della costellazione e varie coppie terrestri era quasi inevitabile: in Egitto venivano viste come un paio di piante germoglianti; dai Fenici come una coppia di caprette; in Mesopotamia come due gemelli; presso i Romani erano Romolo e Remo.
Sono nate e si sono intrecciate tra loro molte leggende relative alla
nascita e alle attitudini di Castore e Polluce. La versione più popolare
è
quella che deriva da Euripide e che narra che Zeus, in forma di cigno
(rappresentato dalla relativa costellazione), "fece visita", sulle rive del fiume
Europa, a Leda, regina di Sparta.
Leda, la stessa notte giaque con il marito
Tindaro. Da entrambe le unioni nacquero dei figli: da Zeus, Elena e Polluce
-immortali-
(Elena è il personaggio che avrebbe provocato la guerra di Troia) e da
Tindaro, Castore e Clitennestra, mortali. Leda fu poi posta tra gli dei con
il nome di Nemesi. I due gemelli (gemelli per modo di dire, dato che avevano
due padri differenti), orgoglio di Sparta, non si separavano mai e mai
agivano senza consultarsi a vicenda. Castore era famoso come guerriero e
domatore di cavalli; Polluce era considerato il miglior pugile dei suoi
tempi. Entrambi su unirono a Giasone nella spedizione degli Argonauti, alla
ricerca del vello d'oro. Durante il viaggio di ritorno, mentre stavano
navigando tra la foce del Rodano e le attuali isole Hyères, al largo di
Tolone, salvarono i compagni, presumibilmente da una o più tempeste. Infatti
Igino narra che, quando Zeus li tramutò nella omonima costellazione,
regalò
loro dei cavalli bianchi e diede loro il potere di salvare i naufraghi e di
far spirare i venti favorevoli.
Gli antichi marinai credevano che durante le
tempeste i Gemelli apparissero sugli alberi delle navi, come ricorda Plinio
il Vecchio: "Vi sono anche apparizioni di stelle sul mare, come pure sulla
terra. Ho visto di notte, durante i turni di guardia dei soldati, attaccarsi
alle loro lance e davanti alle palizzate un luccichio di quella forma. Si
posano anche sulle antenne e su altre parti delle navi con una sorta di
suono vocale quasi fasero uccelli ... Sono capaci di far affondare le navi,
ma se sono in coppia sono favorevoli". Sono quelli che nel Mediterraneo
venivano chiamati Fuochi di Sant'Elmo (quelli singoli erano chiamati
Elena e quelli doppi Gemelli o Castore e Polluce).
I gemelli venivano anche chiamati Dioscuri o figli di Zeus (anche se
non lo erano entrambi).
Tra il VII e il V millennio a.C. erano proprio i Gemelli ad iniziare il
corso dell'anno in quanto avevano la levata eliaca all'equinozio (l'anno era
detto infatti anno equinoziale) e le leggende più antiche (quella che
abbiamo narrato è "recente" in quanto fa riferimento a circa il 1300-1400
a.C.) a proposito dei Gemelli parlano di una "nuova epoca" o di un "nuovo
corso".
I Gemelli hanno importanza anche dal punto di vista astrologico: sono di loro competenza polmoni, bronchi, sistema nervoso, omero, clavicola, costole superiori, braccia, mani, dita, spalle, trachea, spina dorsale, ulna e corde vocali. la pietra preziosa più vicina ai Gemelli è l'agata e in particolare, come recitava il Lapidario orfico quella che "(se la trovi) ha lo stesso colore fulvo della pelle dell'invincibile leone" e per questo veniva chiamata pelle di leone. E' la pietra dalle mille virtù: utile contro i morsi dei ragni e degli scorpioni, propizia anche l'amore e la simpatia degli altri "con l'uso di questa pietra tu potrai anche rendere un uomo desiderabile alle donne e affascinerai gli uomini con la tua parola, e ottenuto tutto quel che hai chiesto, tornerai a casa con cuore allegro".
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