Didattica della Geografia
Scienze della Formazione Primaria - indirizzo: Scuola dell'Infanzia
Libera Università di Bolzano -- Sede di Bressanone

a.a. 2012-2013

Docente: Franco Zavatti

Bibliografia         Indice         Indice Analitico
1. La Terra come ambiente circostante
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
2. La Terra come un tutto
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
3. Il Cielo
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
4. Le Costellazioni
4.1  Storia
4.2  Astronomia araba
4.3  Orsa Maggiore
4.4  Orsa Minore
4.5  Cassiopea
4.6  Boote
4.7  Perseo
4.8  Andromeda
4.9  Orione
4.10  Cane Maggiore e Minore
4.11  Toro
4.12  Gemelli
Tavole IV.a parte
 Convertitore di temperature  

4. Le Costellazioni

Un po' di storia

Le costellazioni sono figure sulla sfera celeste, ottenute
congiungendo le stelle tra loro in modo da formare disegni "intellegibili", che abbiano cioè un qualche senso.
Alcune di queste figure, pur nella loro schematicità, sono riconducibili a quanto rappresenterebbero (Leone, Orione, le Orse, Toro) mentre altre sono state "visibili" solo nella mente di chi ha tracciato le linee di unione tra le stelle (Bilancia).
  • Appare evidente che, storicamente, coloro che viaggiavano in ambienti dotati di scarsi punti di riferimento, tipo deserto o mare, abbiano trovato nelle stelle un eccellente sistema di orientamento, a patto di saper distinguere una stella dall'altra. Il metodo escogitato per questo scopo è stato quello di costruire, spesso attorno alle stelle più luminose, figure stilizzate in grado di rappresentare emblematicamente una "storia", un racconto mitologico noto ai primi utilizzatori delle costellazioni.
    In questo modo la posizione, la luminosità, il periodo di visibilità delle stelle venivano memorizzati, agganciati com'erano alle storie, più o meno inventate, narrate ogni sera attorno al fuoco dei bivacchi.
    Noi sappiamo adesso che le stelle si dispongono vicine o in modo da formare figure caratteristiche solo per un casuale effetto prospettico: in realtà sono lontane, molto lontane, tra loro non solo sul piano del cielo ma anche in profondità, lungo la linea di vista. Queste distanze vengono misurate in anni luce (a.l.) e la stella più vicina al Sole (Proxima Centauri) dista 4 a.l.

    L'anno luce (a.l.) è la distanza che la luce percorre in un anno.
    I fotoni che compongono la luce, si muovono nel vuoto alla velocità c=300 000 km/sec;
    in un'ora percorrono quindi 300 000 km/sec x 3600 sec = 1 miliardo e 80 milioni di km.
    In un giorno 1 080 000 000 km/ora x 24 ore = 25 miliardi 920 milioni di km.
    In un anno la luce percorre 25 920 000 000 km/giorno x 365 giorni = 9 460 miliardi e 800 milioni di km (9 460 800 000 000 km)!
  • Questo significa che la luce di Proxima Centauri che vediamo adesso ha viaggiato per quasi 38 mila miliardi di km, partendo 4 anni fa.
    Lo stesso ragionamento è valido per gli oggetti celesti più lontani. La luce che proviene dai confini conosciuti dell'universo è partita poco meno di 20 miliardi di anni fa.


  • Tutti o quasi conoscono l'esistenza delle costellazioni, in particolare quelle dette "dello Zodiaco". Forse, però, non tutti sanno che le attuali costellazioni sono 88 e che si sono sviluppate da un elenco di 48, pubblicato da Tolomeo nell'Almagesto, attorno al 150 d.C.. Le 40 mancanti sono state aggiunte in più riprese e in epoche diverse, in particolare le australi e quelle usate per riempire gli spazi vuoti lasciati tra le costellazioni dell'Almagesto. All'interno della sistemazione e ridefinizione delle costellazioni 24 di queste sono scomparse.

    Non è stato Tolomeo a inventare le costellazioni, che esistevano in epoca molto anteriore alla sua: gli sviluppi maggiori in questo campo si ebbero attorno ai fiumi Tigri ed Eufrate, dove vivevano i Babilonesi che, ai tempi di Omero e di Esiodo (~700 a.C.), avevano un sistema organizzato di costellazioni dello Zodiaco [situazione antica: 1,2,3] (la fascia di cielo all'interno della quale si muovono Luna, Sole, Pianeti). Sappiamo questo da due tavolette incise fronte-retro a cui, con qualche dubbio, se ne può aggiungere un'altra "ausiliaria" (le due tavolette sono dette Mul-Apin, foto a lato della tavoletta 1 e foto dei suoi due lati), scritte in caratteri cuneiformi e datate 700 a.C., che riportano un elenco di stelle e vari loro parametri (sorgere e tramontare, differenze nei giorni successivi ...). Le tavolette contengono 71 oggetti, tra costellazioni, stelle e pianeti, suddivisi nei tre sentieri (cammini), ognuno preceduto da "mul" e seguito dal nome del dio associato (Enlil per le 33 stelle a nord dell'equatore celeste, Anu per le 23 stelle equatoriali, Ea per le 15 stelle a sud dell'equatore); la posizione delle stelle (o costellazioni: i due termini si identificavano) principali e la data della loro levata eliaca. Contengono inoltre il calendario solare, le date di quando il Sole è nei vari punti cardinali, i pianeti e la durata delle loro congiunzioni con il Sole.
    I testi (tradotti in inglese) delle tavolette si possono leggere nel sito www.lexiline.com/lexiline/lexi171.htm oppure nella copia parziale (e locale) del sito.
    Da altri testi, però, sappiamo che le costellazioni dei Babilonesi (per alcuni versi simili alle nostre,v. Pettinato, simboli dei pianeti) avevano origine più antiche, dai Sumeri del 2000 a.C.
    Omero ed Esiodo citano solo alcune costellazioni (Orsa Maggiore, Orione, l'ammasso aperto delle Pleiadi) e su questo argomento non esistono documenti scritti, per cui non si sa se i greci del 700 a.C. conoscessero le costellazioni zodiacali babilonesi.
    È solo con Eudosso di Cnido (un astronomo greco vissuto tra il 408 e il 355 a.C.) che si ha una prima prova dell'esistenza di un sistema greco di costellazioni. Eudosso, che potrebbe aver appreso della loro esistenza da sacerdoti egiziani, introdusse le costellazioni in Grecia con le opere Enoptron (Specchio) e Phaenomena (Apparenza), entrambe andate perdute (Platone cita il caldeo Berosso come colui che ha introdotto in Grecia la scienza astronomica o astrologica (v.Pettinato).

    Il secondo di questi volumi, però, ha continuato a vivere in un'opera con lo stesso nome (Phaenomena), scritta da Arato (315-245 a.C.), che contiene la descrizione completa delle costellazioni note ai greci.
    Arato nacque a Soli, sulla costa meridionale dell'attuale Turchia; studiò ad Atene e poi visse in Macedonia dove, su ordine del re Antigone, scrisse (nel 275 a.C.) la versione poetica del "Phaenomena" di Eudosso. Nell'opera, Arato identifica 47 costellazioni (comprese le Pleiadi e l'Acqua, oggi inserite in altre costellazioni) e dà il nome a 6 stelle: Arturo, Capella (Aix), Sirio, Procione, Spica (Stachus) e Vendemmiatrice ( Vir). Quest'ultima stella, molto meno luminosa delle altre, fu usata dai greci per definire l'inizio del tempo della vendemmia. Esempi delle tavole dei Phaenomena, aggiunte dall'artista sassone Igino (Caio Giulio Igino -I secolo d.C.- bibliotecario dell’imperatore Augusto, compose un’opera di astronomia con lo scopo dichiarato di rendere più comprensibili i Phaenomena di Arato), sono mostrati dalla costellazione di Eridano e di Perseo nelle quali, come in tutte le altre, si nota la "riempitura" della figura con lettere rosse e marroni. Le scritte interne descrivono la costellazione e le sue stelle.

  • Abbiamo visto in precedenza che Eudosso dovrebbe aver imparato da sacerdoti egiziani: questo non significa che siano stati gli egiziani gli inventori delle costellazioni.
    Quando e dove le costellazioni furono inventate si può dedurre dall'Almagesto di Tolomeo, le cui figure celesti, sia dell'emisfero nord che sud sono state incise su legno da Dürer nel 1515. Si vede, nella tavoletta relativa al cielo australe, una zona circolare priva di costellazioni al di sotto di circa 36º sud. Questo significa che gli inventori dovevano risiedere a sud della Grecia e a nord dell'Egitto. Ancora, la zona vuota non è centrata sul Polo Sud Celeste del tempo di Arato ma sul Polo Sud Celeste di 1500 anni prima, cioè del 2000 a.C. (precessione).

    Si deve concludere che le costellazioni furono inventate attorno al 2000 a.C. da un popolo che viveva attorno a 36º nord.

    La data è troppo indietro per i greci e la latitudine troppo bassa; gli egiziani erano abbastanza antichi, ma situati troppo a sud. Ovviamente (?) (copia locale) gli egiziani conoscevano e praticavano l'astronomia: abbiamo un dipinto datato alla XVIII dinastia, attorno al 1470 a.C., regno di Thutmosis III, che è un calendario lunare; molto prima della XVIII dinastia conoscevano i pianeti e i loro moti e la levata eliaca delle stelle principali; semplicemente non conosciamo nulla delle loro costellazioni. Sia il luogo che il periodo storico si adattano bene ai Babilonesi e ai Sumeri loro antenati e questi ultimi avevano una notevole conoscenza astronomica anche nel 2000 a.C. La visibilità delle costellazioni e le tavolette di Mul-Apin rappresentano due prove indipendenti del fatto che siano stati questi due popoli gli inventori del sistema di costellazioni che usiamo attualmente.

    ma perchè Eudosso, Arato e poi Tolomeo mantennero le stelle e le costellazioni nelle posizioni che avevano circa 1500 anni prima?
    Come si sa, per effetto della rotazione terrestre, l'asse polare compie un lento moto circolare (in 26 000 anni) che definisce una posizione sempre diversa per il Polo Nord Celeste (PNC). In particolare, in 1500 anni la posizione del PNC si era spostata di circa 21º, abbastanza da rendere invisibili alcune stelle dei Sumeri e visibili altre stelle mai viste da quel popolo. È strano che, apparentemente, nessuno prima di Ipparco, che avanzò pesanti critiche a queste rappresentazioni del cielo, sembra si sia accorto di questa anomalia.


  • Eudosso apprese dell'esistenza delle costellazioni dagli egiziani: ma come le conoscenze dei Sumeri raggiunsero l'Egitto? Si pensa che questo avvenne tramite un'altra civiltà e non direttamente.

    Secondo un'ipotesi, questa civiltà avrebbe potuto essere quella minoica: per i minoici, che abitavano l'isola di Creta e le isole circostanti (compresa Santorini-Thera) ed erano marinai, la conoscenza delle costellazioni e del sorgere e tramontare degli astri poteva essere essenziale per definire la rotta. Creta si trova tra il 35º e il 36º parallelo e l'impero minoico si è espanso tra il 3000 e il 2000 a.C., il periodo giusto; attraverso la Siria i minoici erano inoltre in contatto con i Babilonesi e potevano certamente essere a conoscenza delle costellazioni ed averle anche trasformate in un sistema di navigazione (si sa che una parte non trascurabile della mitologia greca è ambientata in quest'isola).
    La civiltà minoica fu praticamente cancellata, nel 1650 a.C., dall'esplosione del vulcano sull'isola di Santorini, una delle maggiori catastrofi dell'antichità.
    È possibile che un certo numero di superstiti sia riparato in Egitto, portando ovviamente le loro conoscenze. Bisogna sottolineare, però, che non esistono riscontri oggettivi per questa "teoria", per cui questa può al massimo essere considerata un'ipotesi; infatti non si sono trovati elenchi di stelle o dipinti che dimostrino l'interesse dei minoici per l'Astronomia.
        
    Tab.2 - Successione delle persone e dei fatti importanti
    Sumeri  ~ 2000 a.C.  Inventori delle costellazioni
    Mul-apin ~ 700 a.C. tavole cuneiformi
    Omero - Esiodo ~ 700 a.C. rif. a costellazioni
    Eudosso 408-355 a.C. notizie da egiziani
    Arato 315-245 a.C. in poesia Eudosso 
    Eratostene 276-194 a.C. Catasterismi
    Ipparco 146-127 a.C. Oss. luminosità stelle
    Ovidio 43 a.C. - 17 d.C. Metamorfosi-cita miti
    Tolomeo ~ 100-178 d.C. Almagesto-pietra miliare
    Almagesto ~ 150 d.C. "testo sacro" per costell.

    I Phaenomena di Arato furono un testo "popolare", tradotto più volte, anche con aggiornamenti e aggiunte, in latino.
    Dopo Arato, un caposaldo per lo studio delle costellazioni fu Eratostene (276-194 a.C.), noto per molti e importanti studi in svariati campi. Se ci riferiamo alle costellazioni, Eratostene scrisse i "Catasterismi", un saggio in cui è riportata la mitologia di 42 costellazioni (le Pleiadi sono autonome). La versione di "Catasterismi" che conosciamo è un riassunto dell'originale, originale che potrebbe non essere stato scritto dal vero Eratostene.
    L'unica cosa certa è l'antichità delle fonti, dato che spesso viene citata un'opera astronomica di Esiodo (700 a.C.).
    Il punto più alto dell'astronomia greca fu, però, raggiunto con Tolomeo(100-178 d.C.) che scrisse, nel 150 d.C., una "summa" delle conoscenze astronomiche dei greci. Questo compendio prende il nome di Almagesto, dalla traduzione araba del titolo originale. Il nucleo di quest'opera è un catalogo di 1022 stelle inserite in 48 costellazioni: per le stelle sono riportate anche stime della luminosità fatte 3 secoli prima da Ipparco.
    Le costellazioni di Tolomeo sono riportate in Tabella 3.



    Esistono molti atlanti celesti in cui sono raffigurate le costellazioni, cioè le stelle e l'immagine che descrive la loro storia o il mito associato (ad esempio Andromeda è raffigurata come una fanciulla incatenata ad una roccia, vedere anche la carta del Coronelli).
    Le più note rappresentazioni delle costellazioni classiche sono quelle di (in ordine di pubblicazione)
    Tab.4 - Atlanti celesti in ordine temporale
    Igino. Poeticon astronomicon. Venezia: Ratdolt, 1482. Catalog no. 1.
    Ptolemy, Claudius. Almagestum. --Venice: Petrus Liechtenstein, 1515. quarto
    Aratus Solensis. Hug. Grotii Syntagma Arateorum: opus poeticae et astronomiae studiosis vtilissimum. --Leiden: Ex Officina Plantiniana, apud Christophorum Raphelengium, 1600. Catalog no. 8
    Bayer, Johannes. Explicatio characterum aeneis Vranometrias imaginum, tabulis, insculptorum, addita, & commodiore hac forma tertium redintegrata. --Augsburg: Impensis J. Gerlini, 1654. Catalog no. 1
    Cellarius, Andreas. Harmonia macrocosmica, sev Atlas universalis et nouus. --Amsterdam: apud Joannem Janssonium, 1661.folio. Catalog no. 14
    Hevelius, Johannes. Firmamentum Sobiescianum sive Uranographia. Gdansk, 1690. folio. Catalog no. 22
    Coronelli, Vincenzo Maria. Epitome cosmografica, o Compendiosa introduttions all'astronomia, geografia, & idrografia. --Cologne: Ad istanza di Andrea Poletti in Venetia, 1693. Catalog no. 19. (v. Globi a Strasburgo).
    Flamsteed, John. Atlas coelestis. London, 1729.folio. Catalog no. 2
    Bode, Johann Elert. Uranographia sive astrorum descriptio viginti tabul oeneis incisa ex recentissimis et absolutissimis Astronomorum observationibus. --Berlin: apud Autorem, 1801.folio. Catalog no. 3

    L'atlante celeste di Flamsteed ha la caratteristica di rappresentare le costellazioni esattamente come erano state descritte da Tolomeo e non con la schiena rivolta verso l'osservatore come aveva fatto Bayer, scambiando così la destra con la sinistra e generando confusione negli utilizzatori. Malgrado questo rovesciamento, però, l'atlante di Bayer rappresenta una pietra miliare per l'astronomia: infatti qui è stata introdotta per la prima volta l'identificazione delle stelle con lettere greche, da a man mano che diminuisce la luminosità delle stelle.
    Così, ad esempio, Spica si chiama Virginis (o Vir) il che indica che questa stella è la più luminosa della costellazione della Vergine. Per lo stesso motivo Ori è la quarta stella per luminosità della costellazione di Orione.

    L'Astronomia araba

    Il cristianesimo dei primi secoli dopo la nascita di Cristo oscillò tra favore e opposizione all'astrologia, per poi convergere verso una totale chiusura culminata, nel 409, con la proibizione da parte degli imperatori - a partire da Costanzo - di tale pratica e con l'ordine di bruciare i libri degli astrologi.
    Da qui nasce, nei confronti del paganesimo, una sistematica politica repressiva che investe anche l'astrologia.
    Un avallo teorico a questa politica si trova anche nelle opere di sant'Agostino (Agostino, vescovo di Ippona) - in particolare nella "Città di Dio" (413-427) - anche se lo stesso Agostino, in gioventù, si era interessato a questa scienza (perchè, allora, l'astrologia era una scienza a tutti gli effetti).
    La repressione dell'astrologia e il concomitante inizio delle invasioni barbariche spinsero alcuni studiosi occidentali a rifugiarsi in Persia dove, a Gondè-Shapur (Gundeshapur, Jundishapur, Gundishapur, Giundishapur), era nato un importante centro culturale dopo la chiusura della scuola di Edessa (in Mesopotamia) nel 489. Un massiccio esodo verso Gondè-Shapur si ebbe anche nel 529, dopo che l'imperatore Giustiniano chiuse l'Accademia di Atene; tra gli scienziati e i filosofi che raggiunsero la città persiana ci furono (o ci sarebbero stati) sette neoplatonici, tra cui Simplicio, celebre commentatore di Aristotele e di Euclide.

    Maometto nacque nel 570 e morì nel 632. Subito dopo la sua morte, i successori iniziarono l'espansione della religione islamica nel Medio Oriente, Nord Africa e Spagna.
    Nel 762 fu fondata Bagdad - dai califfi Abbasidi - nel punto di massima vicinanza tra Tigri ed Eufrate e vicino ai medici occidentali di Gondè-Shapur; la città attirò i maggiori astronomi del tempo. Alcuni membri della corte di Bagdad chiamarono i medici di Gondè-Shapur per consulti e questi incontri resero manifesta l'esistenza di molti tesori intellettuali dell'antichità. Il califfo Harun Al-Rashid e i suoi successori organizzarono l'invio in Europa di emissari per comprare le opere più importanti e - da parte di Abd Allah al-Mamun (786-833) secondo figlio di Harun Al-Rashid e settimo califfo abbaside - fu fondata a Bagdad (nel IX sec, 830) di un centro di traduzioni. Qui fu anche tradotta in arabo la Grande sintassi matematica di Tolomeo, che da quel momento divenne Al Magiste (Almagesto). Il nome deriva da "Megalé Mathematikè Syntaxis" o, nella forma superlativa, "magisté syntaxis". Il traduttore dal greco fu Thabit Ibn Qurra.
    A Bagdad si sviluppò, come abbiamo visto, un importante centro di studi e centro di traduzioni detto Casa del sapere (Bait al-Hikmah), diretto da celebri studiosi come Al-Khuwarizmi (il suo nome era Muhammad ibn Musa) che calcolò quasi perfettamente la circonferenza terrestre e scrisse tavole astronomiche per le preghiere islamiche (5 al giorno più una facoltativa), utilizzando formule matematiche apprese da studiosi indiani e i cosidetti "numeri indiani", che noi conosciamo come "numeri arabi" e contribuendo così al trasferimento di conoscenza da Oriente ad Occidente.
    Per inciso: da una trasposizione deformata del nome di Al-Khuwarizmi deriva la nostra parola algoritmo. Ma non solo: questo studioso trattò estesamente l'algebra nell'opera "Kitab al-jabr wa al-Muqabilah" (Trattato della compensazione mediante addizione e sottrazione): con il passare del tempo la parola "al-jabr" divenne "algebra".
    Ancora: subito dopo la traduzione in arabo della Geografia di Tolomeo, produsse un suo notevole miglioramento pubblicando le latitudini e le longitudini di 2402 località, utili come base per le sue carte terrestri. Il manoscritto di Al-Khuwarizmi contiene elenchi di città, montagne mari, isole e carte più precise di quelle di Tolomeo.


    Osservazioni astronomiche dalla
    torre di Galatea a Costantinopoli.

         (miniatura del XVI sec.)

    Un altro degli studiosi della Casa del sapere, Ibn Muhammad al-Fergani (noto in Italia come Alfargano) scrisse "Elementi di Astronomia", opera che, tradotta in latino nel XII secolo, contribuì in modo sostanziale alla rinascita dell'astronomia occidentale.

    Oltre ad Al-Rashid e ad Al-Mamun a Bagdad, il terzo grande protettore delle scienze e delle arti fu il califfo Ibn Abu Amir Mohammed al-Mansur (†
    1002), in Spagna.

    Nell'XI secolo divenne un centro importante la città persiana di Razi (Esfahan): qui lavorò, tra gli altri, Omar Khayyam, poeta e astronomo, che nel 1079 elaborò una riforma del calendario persiano, addirittura superiore per precisione alla riforma gregoriana, successiva di 5 secoli (è del 1582 !) alla quale però non sopravvisse sia per la sua complessità che per motivi politici. Per inciso, Omar Khayyam fu il primo ad elaborare una teoria generale del numero e aggiunse ai numeri razionali i numeri reali, cosa concettualmente molto complessa ma che permise di calcolare la diagonale del quadrato, noto il lato.
    A Razi nacque anche il più autorevole astronomo del tempo: Al-Sufi. Nell'opera "Descrizione delle stelle fisse" catalogò 1018 stelle, revisionando ad una ad una le luminosità delle stelle presenti anche nell'Almagesto di Tolomeo. Questo lavoro è ancora oggi un esempio di rigore scientifico.
    Come esempio delle capacità  scientifiche degli scienziati arabi, possiamo vedere tre pagine di autori diversi: Sole al solstizio, Costellazione della Vergine, Costellazione dell'Acquario, tutte tratte dalla collezione della Bibliotéque National de France (BNF).


    Sono stati solo due gli osservatori astronomici islamici ad aver potuto "godere" di una lunga esistenza:
    Il primo
    si trovava a Maragha (Maranghen, Meragha), nel nord dell'Iran (nell'Azerbaijan iraniano), e fu costruito per il grande astronomo persiano Nasir al-Din al-Tusi dal sovrano mongolo di Persia Hulagu Khan. L'osservatorio funzionò per circa vent'anni. La provenienza dei collaboratori di al-Tusi contribuisce a qualificare l'osservatorio come un grande centro internazionale e a definire la presenza di centri scientifici assai lontani tra loro: infatti al-Urdi veniva da Damasco; al-Maghribi dalla Spagna; ash-Shirazi dalla Persia e c'era addirittura un astronomo cinese. Dopo 12 anni di osservazioni con grandi strumenti posti all'aperto (dei quali molti furono progettati e costruiti dagli stessi astronomi), al-Tusi e i suoi collaboratori pubblicarono le Tavole il-khaniche, un importantissimo atlante stellare e dei moti dei pianeti.
    L'altro
    osservatorio islamico fu costruito - nel XV secolo a Samarcanda - da Ulugh Beg, nipote di Timur Lang (in Europa noto come Tamerlano) che, a 16 anni, nel 1409, divenne il sovrano di Samarcanda per volere del padre Shah Rukh.
    Questo osservatorio, che funzionò dal 1420 al 1449, era una delle meraviglie dell'epoca ed era dotato di strumenti grandi (il sestante aveva 40 metri di raggio di curvatura) e tanto accurati (mezzo primo d'arco!) da produrre Tavole dei tempi (zij o zig) [... di transito, di nascita, di tramonto ...] che saranno usate in Europa fino al XVII secolo.
    Tutte le stelle di Tolomeo in queste tavole erano posizionate sulla sfera celeste con la precisione del decimo di grado.

  • Un elenco un po' più dettagliato dei principali scienziati arabi e dei loro lavori si trova in questa pagina, tratta dal sito http://www.arabcomint.com/scienziati%20musulmani.htm
  • Nel secolo XII, Guilberto di Nogent poteva scrivere:"La conoscenza delle stelle è tanto povera e rara in Occidente quanto è fiorente e ravvivata dalla pratica costante in Oriente, dove invero quest'arte ebbe origine".

    Nel secolo XII, in Spagna, Alfonso X di Castiglia compilò uno studio illustrato del cielo, le Tavole Alfonsine, che sarebbe stato uno dei testi più letti in Europa. Fu in quell'occasione che i lunghi nomi arabi delle stelle furono contratti ed europeizzati in un'unica parola.

    Vediamo ora, con qualche dettaglio, alcune tra le principali costellazioni.
    Scheda 20 - Allineamenti in cielo (uda-allineamenti.pdf)
    Allineamenti (planetario)
    Mitologia greco-romana

    Orsa Maggiore

    (Grande Carro)

    Questa è certamente una delle costellazioni più familiari, se non la più familiare, a causa della forma caratteristica (simili ad un carro) di 7 delle sue stelle. In realtà queste 7 stelle sono una piccola parte della costellazione (la parte posteriore e la coda dell'orsa).
    Nella mitologia greca l'orsa fa riferimento a due personaggi: Callisto e Adrastea, le cui storie presentano diverse versioni ognuna.

    Adrastea ed Ida erano due ninfe (e sorelle) che si presero cura di Zeus bambino nell'isola di Creta, quando Cronos, suo padre, mangiava tutti i figli per paura che uno di loro potesse spodestarlo. Intanto i Cureti, guerrieri cretesi, facevano la guardia alla grotta dove si trovava il bambino e battevano le lance contro gli scudi per non far sentire a Cronos il suo pianto. Zeus, successivamente alla "presa del potere", premiò le ninfe, facendole salire al cielo sotto le sembianze dell'Orsa Maggiore (Adrastea) e dell'Orsa Minore (Ida).

    L'altro mito, nato in Arcadia, fa riferimento a Callisto (una ninfa dei boschi oppure la figlia di Licaone, re di Arcadia), una delle compagne di Artemide che con lei cacciavano. Callisto aveva giurato ad Artemide di restare casta: un giorno, però, mentre riposava in un boschetto, fu vista da Zeus che la prese assumendo le zembianze di Artemide. Restò incinta di Arcade e cercava di mascherare la gravidanza in ogni modo. Quando "la falce lunare rinasceva per la nona volta" Artemide, tornando dalla caccia accaldata, propose alle compagne di fare il bagno nude. In questo modo Callisto fu scoperta e si attirò le ire della dea che la cacciò dal suo seguito. Anche Giunone, però, venne a sapere della storia e, dopo la nascita di Arcade, la affrontò, la gettò a terra e la tenne così finchè non fu ricoperta da peli ispidi e le mani non divennero artigli. Si trasformò in orsa. Giunone le impedì anche di parlare (poteva solo grugnire), per evitare che qualcuno potesse commuoversi alla sua storia. Pur essendo un'orsa, Callisto continuava ad avere mente umana: così incontrò e riconobbe Arcade, quindicenne, che andava a caccia e che tentò di ucciderla. Questa azione tanto riprovevole fu impedita da Zeus che trasformò Callisto nell'Orsa Maggiore ed Arcade nella costellazione di Boote.

    Sono molte le storie sulle orse:

    • I Sumeri chiamavano le 7 stelle "il carro".
    • In Irlanda le 7 stelle erano "King's David's Charriot", il carro di re David.
    • Nel continente euroasiatico i contadini chiamavano le 7 stelle "l'aratro celeste tirato dai buoi".
    • I Romani le vedevano come 7 buoi (Septem Triones, da cui il termine Settentrione)
    • Gli Arabi prima dell'Islam chiamavano "la bara" le quattro stelle che formano il quadrato, mentre le tre stelle della "coda" rappresentavano le figlie piangenti al seguito della bara.
    • Gli Arabi cristiani vi vedevano "la lettiga di Lazzaro", essendo le tre stelle della coda "Maria, Marta e Maddalena".

    Orsa Minore

    (Piccolo Carro)
    Sembra che il primo a fare riferimento a questa costellazione sia stato Talete di Mileto (625-545 a.C.); ce ne riferisce Callimaco, un poeta del III secolo a.C., che dice che Talete "misurò le piccole stelle del Carro che guida la navigazione dei Fenici". Di sicuro Omero, due secoli prima di Talete, scrisse dell'Orsa Maggiore senza fare cenno alla Minore. Talete era di famiglia fenicia e questo potrebbe farne la persona che ha fatto conoscere ai greci la costellazione, non necessariamente l'inventore dell'Orsa Minore. Infatti i fenici preferivano orientarsi in mare con quest'ultima costellazione, più vicina al Polo Celeste.
    Arato chiamò la costellazione Cinosura che in greco vuol dire "coda del cane". Da qui deriva la parola inglese "cynosure" cioè "stella che guida".
    A proposito di coda, un enigma mai spiegato è quello della lunghezza della coda delle orse, che non somigliano affatto alle code degli orsi reali. Qualcuno scrisse ironicamente che si erano allungate quando Zeus aveva preso le orse per la coda, per portarle in cielo. Ma non esiste una spiegazione diversa.
    Della mitologia abbiamo detto, parlando dell'Orsa Maggiore. La stella principale dell'Orsa Minore ( UMi) è la stella Polare, l'oggetto celeste di una qualche consistenza più vicino (circa un grado) al Polo Nord Celeste, il punto attorno a cui ruota tutta la sfera celeste. Questo significa che la Polare è la stella più ferma del cielo settentrionale ed indica, con qualche incertezza, la direzione del nord geografico. Vedere anche queste due foto del polo celeste scattate la prima nel 1994 e la seconda nel 2006

    Come scheda di lavoro propongo una storia (riportata nella scheda 15) di mamma Orsa e bimba Orsetta, appena schematizzata, da ampliare e differenziare, anche tenendo conto della presenza, nelle vicinanze, di costellazioni come il Drago e il Contadino (il Bifolco o Boote).

    Cassiopea

    Cassiopea era la moglie vanitosa di Cefeo, re d'Etiopia. Un giorno osò affermare di essere più bella di tutte le Nereidi e superiore in tutto a queste ninfe del mare. Le Nereidi erano le 50 figlie di Nereo, il Vecchio del mare, e una di loro (Anfitrite) era la sposa di Poseidone, il dio del mare. In risposta alla loro richiesta di punire Cassiopea, Poseidone non solo provocò una terribile inondazione delle coste etiopi, ma mandò un mostro marino a razziare e terrorizzare le coste.
    Per la cronaca, Cefeo è rappresentato in cielo con la omonima costellazione, vicino a Cassiopea, a definire l'unico gruppo "familiare" moglie-marito del cielo. Il mostro marino è ricordato nella costellazione della Balena (Cetus)

    Facendo seguito ad una sentenza dell'oracolo di Ammone, Cefeo, per calmare l'ira di Poseidone e quindi del mostro, sacrificò la figlia Andromeda incatenandola alle rocce in riva al mare perchè fosse divorata dal mostro marino. Andromeda fu poi salvata da Perseo che uccise il mostro e realizzò uno dei più noti salvataggi della "storia".
    Cassiopea è rappresentata seduta (la disposizione delle stelle la fa assomigliare ad una sedia o ad una W) mentre si pettina e tiene in mano un ramo di palma da datteri, forse simbolo di fertilità.

    Proprio la disposizione della figura umana tra le stelle e il fatto che Cassiopea sia una costellazione circumpolare, visibile cioè in ogni periodo dell'anno, fa sì che la regina etiope appaia a testa in giù quando la costellazione è sotto il polo, facendo risultare in questo una ulteriore punizione per la sua vanità e presunzione.

    Tanto Cefeo che Cassiopea sono però figure del tutto secondarie e marginali e non avrebbe senso la loro collocazione in una posizione tanto preminente nel cielo, se si desse ascolto solo alla "favoletta" appena narrata.
    Il mito greco è sicuramente una "ristrutturazione fatta in casa" di una leggenda più antica e relativa a personaggi ben più importanti: in tavolette assire questo "asterismo" (figura celeste) era chiamato Signora del grano, con possibile riferimento a concetti di fecondità e di abbondanza ripresi anche dagli egiziani con il ramo di palma da datteri. Il nome di Cassipea potrebbe derivare dal fenicio "quassiu-peaer" che signifa "volto rosa".
    Appare abbastanza plausibile che la costellazione fosse all'origine riferita ad una "Grande madre", degradata successivamente a causa di qualche grave mancanza (disastro, carestia, malattie?). La punizione sarebbe rimasta, nel mito greco, in Cassiopea rovesciata.

    La stella più brillante (Cas) si chiama Schedar (il petto, in arabo) e segna, appunto, la posizione del seno di Cassiopea seduta; la Cas si chiama, per lo stesso motivo precedente, Ruchbah, il ginocchio (sempre in arabo); le due stelline e sono chiamate, insieme, al Marfik, il gomito.

    Boote

    (Il Bifolco, Il Pastore, Il Contadino)
    È questa una grande costellazione del cielo primaverile - estivo. La sua stella più brillante (Boo) si chiama Arturo e, oltre ad essere ben visibile nel cielo come la quarta stella più brillante del cielo boreale, si trova facilmente prolungando, mantenendone la curvatora, la coda dell'Orsa Maggiore (o il timone del Grande Carro). Un'ulteriore prolungamento conduce all' Vir (Spica), la stella più luminosa della Vergine.
    Boote è una delle più antiche costellazioni: parlando della mitologia dell'Orsa Maggiore abbiamo descritto la vicenda di Callisto e di suo figlio Arcade, portati in cielo da Zeus. Questo mito non spiega però perchè Arcade fosse stato trasformato nel guardiano dell'Orsa (Arctophylax, come i greci chiamavano la costellazione, da cui il nome di Arturo) o nel carrettiere, nel bifolco, nel pastore.
    Probabilmente la rappresentazione fatta dai greci è una trasposizione e un adattamento di una mitologia legata alla
    Mezzaluna fertile: Il nome Boote deriva infatti dal sumero riv-but-san, "l'uomo che guida il grande carro". Se ci riferiamo al III millennio a.C., Boote era una costellazione circumpolare, cioè visibile ogni notte dell'anno, e dava l'impressione di seguire le sette stelle dell'Orsa (Septem Triones, i sette buoi).

    Associato alla costellazione è anche il mito di Icario (o Icaro, da non confondere con il figlio di Dedalo) e il culto della vite: questo giustifica la rappresentazione di Boote come contadino, con la falce in mano e un covone di grano ai piedi come nella rappresentazione di Bayer.

    Perseo

    Perseo fa parte di quella specie di saga familiare che comprende Cefeo, Cassiopea, Andromeda, Pegaso e la Balena, così ben rappresentata in cielo attraverso la Via Lattea.
    La storia mitologica di Perseo è lunga e complicata: la sua futura madre Danae, figlia del re Acrisio di Argo, era stata rinchiusa in prigione da suo padre che voleva evitare il verificarsi di una profezia che lo voleva ucciso dal nipote. Zeus, però, fece visita a Danae e la rese gravida, assumendo la forma di una pioggia dorata.
    Quando Acrisio scoprì la nascita di Perseo, rinchiuse madre e neonato in una cassa e li gettò in mare. Dopo molti giorni e con l'aiuto di Zeus, arrivarono su una spiaggia (isola di Serifo) dove il pescatore Ditti li liberò e allevò Perseo come suo figlio. Il fratello di Ditti, il re Polidette, si invaghì di Danae che però non ne voleva sapere. Perseo, ormai adulto, difendeva la madre e Polidette, per allontanarlo, ideò un inganno per cui Perseo fu costretto a cercare le Gorgoni per portare al re la testa di Medusa.
    Le Gorgoni erano tre sorelle (bruttissime) di nome Euriale, Steno e Medusa: avevano i volti coperti di scaglie di drago, zanne da cinghiale, mani di ottone e ali d'oro e il loro sguardo trasformava in pietra chiunque le guardasse. Euriale e Steno erano immortali mentre Medusa era mortale e, rispetto alle sorelle, aveva la capigliatura formata da un ammasso di serpenti.

    Polidette pensava certo al potere che può dare una testa come quella di Medusa, ma soprattutto si preoccupava di far uccidere Perseo nel tentativo di procurarsela. Ma quest'ultimo era amico degli dei e con il loro aiuto (elmo che rende invisibile, scudo riflettente, sandali alati ...) riuscì a tagliare la testa a Medusa. Dal corpo senza testa di Medusa uscì Pegaso, un cavallo alato, e un guerriero. Nel viaggio di ritorno, Perseo si fermò a riposare nel regno di Atlante che però si rifiutò di ospitarlo. Per vendetta, allora, tirò fuori la testa di Medusa e trasformò Atlante nell'omonima catena montuosa in Marocco.
    Ripreso il volo, Perseo arrivò in Etiopia, nel regno di Cefeo, proprio mentre si stava consumando il sacrificio di Andromeda. Ovviamente uccise il mostro marino e salvò la fanciulla, con la quale tornò all'isola di Serifo dove tramutò in pietra Polidette e nominò re Ditti.
    Atena poi mise la testa di Medusa al centro del suo scudo.
    La profezia che ha dato la stura a questa storia si è effettivamente realizzata perchè un disco lanciato da Perseo durante una gara, colpì casualmente Acrisio a morte.
    Perseo e Andromeda ebbero molti figli, tra cui Perses da cui si dice siano discesi i re di Persia.
    Perseo è raffigurato con in mano la testa della Gorgone, testa la cui posizione è marcata dalla stella Algol ( Per). Il nome Algol deriva dall'arabo ra's al-ghul (la testa del demone Ghul), giusto per sottolineare il resistere a lungo di miti antichi. Tutta la costellazione era chiamata dagli arabi: Hamil ras al-ghul "colui che porta la testa di Ghul".
    Algol è una stella doppia (binaria ad eclisse) in cui una delle due ruota attorno all'altra e periodicamente la nasconde in parte, provocando una diminuzione di luminosità.
    L'altro braccio di Perseo è alzato e impugna una spada. In corrispondenza della spada Tolomeo identificò una nebulosità. Si tratta in realtà di due ammassi stellari (aperti) molto vicini e noti con il nome di h-χ Per.
    La stella Per è il radiante delle meteore (stelle cadenti) Perseidi, più note come le stelle di San Lorenzo (il 10 agosto). attorno al 12-13 agosto, quando Perseo sorge a nord-est se ne possono vedere fino a 60 l'ora, anche se tutti credono che sia il 10 agosto il giorno di massima frequenza.
    Ricollegandosi alla morte (sul rogo) di San Lorenzo, un proverbio veneto recita "San Lorenzo dei martiri inozenti, casca dal ciel carboni ardenti"

    Andromeda

    Di Andromeda si è detto, parlando sia di Cassiopea che di Perseo. Per aggiungere qualche dettaglio, si può dire che quando Perseo arrivò alla roccia su cui era incatenata Andromeda, le chiese il perchè di quella situazione. Dopo alcune schermaglie, dovute essenzialmente al fatto che la ragazza, essendo vergine, era abituata a non rivolgersi direttamente ad un uomo, Andromeda comincia a narrare la vicenda di Cassiopea, sua madre, che aveva offeso le Nereidi, ecc. Improvvisamente emerge il mostro (la Balena o Cetus): Perseo chiede ai genitori la mano della ragazza e, avutola insieme ad un regno, dopo una lunga lotta uccide il mostro. Poi si sposarono ... e vissero felici e contenti.

    Anche Andromeda, come Cefeo e Cassiopea, non avrebbe avuto una posizione tanto rilevante se non fosse stata la trasposizione di una importante divinità più antica, come la Grande Madre Terra.
    Trovare Andromeda non è semplice: le sue stelle più luminose non lo sono poi tanto. La stella più brillante ( And) si trova congiungendo le "ruote posteriori" del Grande Carro con la stella Polare e prolungando la linea di circa 2 volte. Questa stella è in comune con la costellazione di Pegaso, di cui segna uno dei vertici del quadrato.
    In Andromeda si trova uno degli spettacoli più belli del cielo: la
    galassia di Andromeda M31 con i due satelliti più grandi, M32 e NGC205, due galassie ellittiche. Queste galassie, insieme alla Via Lattea (la galassia dove si trova il sistema solare) e a circa altre 30 galassie minori formano il Gruppo Locale, un ammasso di galassie tutte tenute assieme (ruotano attorno al comune centro) dalla forza di gravità.

    Orione

    Orione è la più grande, imponente e visibile costellazione del cielo invernale, adiacente a quella del Toro. Viene immaginata come un cacciatore (o guerriero) con in mano una clava (o una spada). Con la mano sinistra tiene una "pelle di leone" o una testa di leone.
    La mitologia descrive Orione come un bellissimo cacciatore che perse la moglie per l'invidia della solita Era. Senza moglie, andò a Chio dove si innamorò della figlia del re che, essendone stato respinto, violentò. Il re per questo lo fece accecare. Orione si recò poi nell'isola di Delo dove di notte risiedeva Elios, il sole, che gli ridiede la vista e giacque con lui per il resto della notte. Di Orione si innamorò anche Eos, l'Aurora, e lo rapì.

    Come si vede, è questa una storia senza consistenza, non adatta alla più appariscente figura celeste. È forse il caso di considerare questo segno come la rielabolazione greca di una figura mitologica sumera, "Uru-anna", la "luce del cielo", in questo confortati, seppur con prudenza, anche dall'assonanza dei nomi sumero e greco.
    In Orione è visibile ad occhio nudo una nebulosa (la nebulosa di Orione), sede di intensa formazione stellare.

    Le stelle principali di Orione sono Rigel (Ori), Betelgeuse (Ori) e Bellatrix (Ori). Si notano immediatamente, però, anche le tre stelle chiamate la "cintura di Orione" e quelle dette la "spada di orione", tra le quali si trova la la nebulosa M42.
    Quando Orione si trova a sud (cioè nel punto di massima altezza sull'orizzonte), lo spettacolo del cielo è stupendo: Orione è preceduta dal Toro con Aldebaran (Tau) e dalle Pleiadi; è seguita dal Cane Maggiore (con Sirio, CMa, la stella più luminosa del cielo) e dal Cane Minore, con Procione (CMi. stella molto luminosa). Queste ultime due costellazioni rappresentano i cani del cacciatore che, secondo alcuni miti, uccise il Toro che distruggeva i raccolti sui campi.
    Sopra Orione si vede la costellazione dei Gemelli, con Castore e Polluce, e più a nord l'Auriga con la stella Capella (la capretta). Tutto questo si può vedere in una carta celeste della zona.

    Cane Maggiore e Minore

    Il Cane Maggiore contiene Sirio, la stella più brillante del cielo. Oltre che per la sua spiccata luminosità, Sirio è stata una stella importante, almeno fino al 2000 a.C., perchè presso gli egiziani la sua levata eliaca (il sorgere insieme al Sole) segnava l'inizio dell'inondazione del Nilo. Conoscere le sue effemeridi (la posizione in cielo e l'ora corrispondente) significava poter trasferire masserizie e cibo in luoghi sicuri e poter attendere con serenità la fine della piena.
    Per effetto della precessione degli equinozi, a metà del I.o secolo a.C. aveva la levata eliaca verso la fine di luglio, diventando così il "marcatore" del periodo più caldo dell'anno (la canicola, termine che deriva proprio dalla costellazione del Cane).
    Attualmente Sirio ha la levata eliaca in settembre, comincia ad essere visibile a sud-est in ottobre e tramonta definitivamente a sud-ovest verso la fine di aprile.
    Molti miti sono associati a questa costellazione: uno è quello di Lelape, un cane velocissimo, destinato a catturare sempre la sua preda. A seguito di alcune tragiche circostanze, si trovò a Tebe (la città greca, non quella egiziana) a dare la caccia ad una volpe inafferrabile. La loro lotta durò finchè Zeus non li tramutò in sassi e portò Lelape in cielo come costellazione. Un altro mito vuole che sia il cane di Orione, trasportato in cielo perchè fosse ricordata la passione per la caccia del suo padrone.
    Ancora, ci si riferisce al Cane Maggiore come a Maere, la cagna di Icario, a cui, come abbiamo visto, si attribuiva la diffusione della cultura della vite e del vino.
    Sirio, appare ora come una spendida stella la cui luce mostra riflessi bluastri: è strano che Tolomeo ne parlasse come di una stella simile ad Arturo, ad Aldebaran e ad Antares, tutte stelle di colore rosso. Anche Al Sufi, nel X secolo, la definisce "la rossa Sirio". Non si sa a cosa sia dovuta questa differenza di colorazione.
    Il Cane Minore si trova un po' più a nord e a est rispetto al Cane Maggiore e quindi appare sorgere prima di questa. Il nome della stella più luminosa del Cane Minore, Procione deriva dal greco Prokyon cioè "prima del cane" proprio per il motivo descritto. Assieme a Sirio e al "piede" di Orione, la stella Betelgeuse, forma un triangolo molto ben visibile nell'attuale cielo invernale.
    Secondo un'antica leggenda araba, due sorelle, Al Ghumaisa (Procione) e Al Shira (Sirio) si erano innamorate del giovane Al Jauzah (Orione) che viveva dall'altra parte di un fiume, rappresentato dalla Via Lattea. Le sorelle si misero in cammino per raggiungere il giovane, ma solo Al Shira attraversò la Via Lattea: per questo venne chiamata Al Shira al Abur ("Sirio che è passata attraverso") e la sorella Al Ghumaisa, "colei che piange" o "con gli occhi umidi". Questa leggenda fa esplicito riferimento ad un fatto fisico reale. Infatti sia Sirio che Procione hanno un forte moto proprio, cioè un moto autonomo al di là del moto dovuto alla rotazione terrestre. Si pensa che Sirio, negli ultimi sessantamila anni abbia percorso in cielo un tratto che le ha permesso di attraversare la Via Lattea, mentre Procione farà questo cammino nei prossimi sessantamila anni. Resta il dubbio di come facessero gli astronomi arabi a conoscere con questo dettaglio i moti propri delle due stelle.

    Toro e Pleiadi


    È questa una costellazione ben visibile nel cielo invernale - tutta la notte - e di inizio primavera - in prima sera. Si trova, insieme ad Orione, i Gemelli, l'Auriga, Boote, nella zona di cielo più bella e appariscente.
    La costellazione potrebbe essere stata creata in Mesopotamia, dopo il 4380 a.C., quando l'equinozio cadeva in questa zona. Questo significa che il Sole, quando toccava l'equatore celeste e quindi
    passava da declinazioni negative a declinazioni positive, si trovava nel Toro (adesso, a causa della precessione degli equinozi, quel punto, il punto Gamma, si trova nei Pesci).
    L'inizio dell'anno, per i Sumeri del V° millennio a.C., coincideva con il sole nascente all'equinozio (anno equinoziale) da cui l'importanza di questa costellazione e la sua associazione con simbologie legate alla rinascita della vita, alla fertilità e alla fecondità.

    Il Toro ospita due ammassi di stelle: le Iadi e le Pleiadi.

  • Le prime sono un gruppo di circa 200 stelle, di cui solo alcune visibili ad occhio nudo - solo quelle che definiscono la forma del muso del Toro e le sue corna.
    Le Pleiadi sono 7 stelle (in realtà molte centinaia) molto vicine tra loro, alla destra del Toro, che, a partire dal 2500 a.C., sono diventate importanti a causa del fatto che la loro levata eliaca coincideva, in particolare per i greci del I° millennio a.C., con la possibilità di navigare (primavera, mare calmo, temperature miti ...), mentre il loro tramonto, attorno alla prima decade di novembre, significava tirare in secca le barche e dedicarsi alla cura dei campi.
    Nella mitologia le Iadi e le Pleidi sono imparentate con le Esperidi, per via del comune padre Atlante.

    Gemelli

    I Gemelli (Gemini) sono il terzo segno zodiacale che, secondo il calendario astrologico, si leva (sorge) poco prima del Sole dalla seconda metà  di maggio al solstizio d'estate (21 giugno). A causa della precessione degli equinozi, però, oggi la levata eliaca (il sorgere di un oggetto celeste insieme al Sole) della costellazione avviene dalla seconda metà  di giugno alla seconda metà  di luglio.

    I Gemelli sono visibili nel cielo notturno da dicembre a marzo, al di sopra della grande costellazione di Orione. Castore e Polluce sono due stelle brillanti, ben visibili nel cielo invernale. Castore è in realtà  un sistema di sei stelle (tre coppie di stelle binarie) legate tra loro dalla forza di gravità , mentre Polluce è una stella gigante, la più luminosa della costellazione.

    L'associazione tra le due stelle più brillanti della costellazione e varie coppie terrestri era quasi inevitabile: in Egitto venivano viste come un paio di piante germoglianti; dai Fenici come una coppia di caprette; in Mesopotamia come due gemelli; presso i Romani erano Romolo e Remo.

    Sono nate e si sono intrecciate tra loro molte leggende relative alla nascita e alle attitudini di Castore e Polluce. La versione più popolare è quella che deriva da Euripide e che narra che Zeus, in forma di cigno (rappresentato dalla relativa costellazione), "fece visita", sulle rive del fiume Europa, a Leda, regina di Sparta.
    Leda, la stessa notte giaque con il marito Tindaro. Da entrambe le unioni nacquero dei figli: da Zeus, Elena e Polluce -immortali- (Elena è il personaggio che avrebbe provocato la guerra di Troia) e da Tindaro, Castore e Clitennestra, mortali. Leda fu poi posta tra gli dei con il nome di Nemesi. I due gemelli (gemelli per modo di dire, dato che avevano due padri differenti), orgoglio di Sparta, non si separavano mai e mai agivano senza consultarsi a vicenda. Castore era famoso come guerriero e domatore di cavalli; Polluce era considerato il miglior pugile dei suoi tempi. Entrambi su unirono a Giasone nella spedizione degli Argonauti, alla ricerca del vello d'oro. Durante il viaggio di ritorno, mentre stavano navigando tra la foce del Rodano e le attuali isole Hyères, al largo di Tolone, salvarono i compagni, presumibilmente da una o più tempeste. Infatti Igino narra che, quando Zeus li tramutò nella omonima costellazione, regalò loro dei cavalli bianchi e diede loro il potere di salvare i naufraghi e di far spirare i venti favorevoli.
    Gli antichi marinai credevano che durante le tempeste i Gemelli apparissero sugli alberi delle navi, come ricorda Plinio il Vecchio: "Vi sono anche apparizioni di stelle sul mare, come pure sulla terra. Ho visto di notte, durante i turni di guardia dei soldati, attaccarsi alle loro lance e davanti alle palizzate un luccichio di quella forma. Si posano anche sulle antenne e su altre parti delle navi con una sorta di suono vocale quasi fasero uccelli ... Sono capaci di far affondare le navi, ma se sono in coppia sono favorevoli". Sono quelli che nel Mediterraneo venivano chiamati Fuochi di Sant'Elmo (quelli singoli erano chiamati Elena e quelli doppi Gemelli o Castore e Polluce). I gemelli venivano anche chiamati Dioscuri o figli di Zeus (anche se non lo erano entrambi).
    Tra il VII e il V millennio a.C. erano proprio i Gemelli ad iniziare il corso dell'anno in quanto avevano la levata eliaca all'equinozio (l'anno era detto infatti anno equinoziale) e le leggende più antiche (quella che abbiamo narrato è "recente" in quanto fa riferimento a circa il 1300-1400 a.C.) a proposito dei Gemelli parlano di una "nuova epoca" o di un "nuovo corso".

    I Gemelli hanno importanza anche dal punto di vista astrologico: sono di loro competenza polmoni, bronchi, sistema nervoso, omero, clavicola, costole superiori, braccia, mani, dita, spalle, trachea, spina dorsale, ulna e corde vocali. la pietra preziosa più vicina ai Gemelli è l'agata e in particolare, come recitava il Lapidario orfico quella che "(se la trovi) ha lo stesso colore fulvo della pelle dell'invincibile leone" e per questo veniva chiamata pelle di leone. E' la pietra dalle mille virtù: utile contro i morsi dei ragni e degli scorpioni, propizia anche l'amore e la simpatia degli altri "con l'uso di questa pietra tu potrai anche rendere un uomo desiderabile alle donne e affascinerai gli uomini con la tua parola, e ottenuto tutto quel che hai chiesto, tornerai a casa con cuore allegro".


    Elenco delle schede
    Cielo su BZ (solo in rete)
    Scheda 15 (Orse)
    Scheda 16 - Perseo e le Gorgoni
    Tabella 2
    Tabella 3(costellazioni di Tolomeo)
    Tabella 4
    Europa
    Scheda 17
     
     
    Scheda 20 (allineamenti)
    Pagine di Pettinato
    Modello di Eudosso
    Matematica
    e Cartografia
    Imperatori Occidentali
     
     
     
    Elenco dei siti e delle immagini
    Le stelle di Flammarion
    L'Atlante di Hevelius
    Sito su MUL-APIN
    Kofels- tavoletta sumera, immagine
    Mul-apin: Wikipedia
    Storia Mesopotamia (Schema)
    Costellazioni (nascita)
    Eurasia (Samarcanda)
    Harun al-Rashid (storia, da www.arabcomint.com/cerauna.htm)
    Scienza araba (storia, da www.rivstoricavirt.com/rivstoricavirt_sito/scienza_araba.html)
    Precessione
    M31
    Allineamenti (planetario)
    Toro di Bayer
    Orsa Totale
    Orsa Maggiore di Arato
    Orsa Minore di Arato
    Boote di Arato
    Polo 1994
    Polo 2006
    Polo combinate
    Boote grande
    Orione grande
    Perseo grande
    Andromeda grande
    Boote di Bayer
    h e Persei
    Nebulosa di Orione
    Cane Maggiore (grande)
    Cane Minore (grande)
    Toro (grande)
    Gemelli (grande)
    Alcune costellazioni di Arato Phaenomena, 1570
    Simboli dei pianeti

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